Marcia per la Vita, a Roma il corteo in favore degli ultimi: “Siamo qui per i diritti di chi non ha voce”

Una festa per ribadire il diritto alla «vita di ogni essere umano» e affermare i «diritti di chi non ha voce» di fronte alla «logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato, alla legge del più forte». La Marcia per la Vita, sospesa l’anno scorso a causa del Covid, è tornata quest’anno nel cuore di Roma, ai Fori Imperiali, dove ha celebrato il decimo anniversario. Alla manifestazione, il cui slogan era «Per la vita senza compromessi!», hanno partecipato le associazioni pro-life e numerosi esponenti del centrodestra.

«Siamo qui per dire sì alla vita e alla libertà», ha spiegato Jacopo Coghe, vicepresidente di ProVita & Famiglia. «Si fa un gran parlare di diritti in questo periodo e noi – ha sottolineato Coghe – siamo qui per chiedere che venga riconosciuto il primo dei diritti umani: il diritto alla vita di ogni essere umano messo in pericolo dall’aborto». Fra le tematiche affrontate nel corso della giornata anche il ddl Zan, «le cui prime vittime – hanno spiegato gli organizzatori – saranno le donne e i bambini». «Occorre ristabilire nella nostra società una cultura in cui la dignità di ogni persona viene rispettata e promossa: dal momento del concepimento a quello del suo ultimo respiro», ha quindi chiarito Coghe.

Alla Marcia ha aderito, tra gli altri, la senatrice di FdI Isabella Rauti, responsabile del partito per le Pari opportunità, la Famiglia e i Valori non negoziabili. «Dobbiamo pregare e lavorare non per la qualità della vita, ma per la sacralità della vita», si legge nel post che Rauti ha condiviso sulla sua pagina Facebook, insieme ad alcune foto della manifestazione. È stata poi la consigliera comunale di Roma, Lavinia Mennuni, a ricordare che proprio in Campidoglio i temi della famiglia e della natalità non trovano asilo. «A livello nazionale – prosegue – vediamo spiragli, ma non a livello comunale. È tardi si deve fare di più. Abbiamo presentato un paio di mesi fa un documento con Giorgia Meloni sul tema della natalità e sull’esigenza di incrementare le logiche a sostegno. Ma – ha ricordato Mennuni – lo hanno bocciato».

«Ho portato il mio saluto alla Marcia per la Vita ritenendo fondamentale l’impegno di quanti si battono in difesa della famiglia naturale, a favore della paternità e della maternità, per ottenere leggi più giuste e più eque», ha detto poi il senatore di FI, Maurizio Gasparri, ricordando che quest’anno la manifestazione coincide con il dibattito sul ddl Zan. «Chi vuole impedire confronti in Parlamento su questa legge – ha sottolineato Gasparri – assume una posizione stalinista e intollerante. Vogliamo un confronto ampio e vogliamo che si distingua la giusta sanzione aggravata delle violenze da altre questioni che non possono essere introdotte nel nostro ordinamento, creando una confusione totale e impedendo un confronto democratico».

Alla manifestazione, alla quale hanno partecipato tra gli altri gli ambasciatori ungherese e polacco presso la Santa Sede, Matteo Salvini ha portato un saluto con una lunga lettera. «La comunità nella quale crediamo non deve dispensare morte, ma deve impegnarsi a sostenere la vita, ogni vita, costi quel che costi». Queste  sono state le parole di Salvini, per il quale «le sfide contro la vita non riguardano solo la nascita, ma anche gli anziani e i disabili,spesso abbandonati e spinti verso la ben triste proposta dell’eutanasia».

In collegamento video è poi intervenuto monsignor Antonio Suetta, vescovo di Sanremo e Ventimiglia. «Mi domando come sia possibile parlare di futuro e quindi di natalità, elemento essenziale e imprescindibile di tale prospettiva, senza denunciare e rigettare la principale causa del cosiddetto freddo inverno demografico, che stiamo attraversando. La convinzione, cioè – ha sottolineato il prelato – che la vita umana sia da una parte considerata come un bene di consumo o un diritto, quasi un capriccio, da pretendere a piacimento e ad ogni costo, e dall’altra venga offesa, calpestata e soppressa quando, con malvagia e miope attitudine egoistica, disturba l’assurda pretesa di una vita comoda. E noi, come diceva San Giovanni Paolo II, non staremo a guardare, ma – ha concluso monsignor Suetta – ci alzeremo in piedi».

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