
Fonte (g.g)
Cerchiamo di procedere un po’ più celermente nella spiegazione dei contenuti dei capi d’imputazione provvisori che la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere contesta agli indagati nell’ordinanza che ha portato, ieri mattina, all’arresto con detenzione domiciliare del super dirigente del comune, Franco Biondi, dell’altro dirigente del settore Urbanistica, Giovanni Natale, dell’assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo, subito sospeso dalla Prefettura, del dipendente dell’ente capoluogo, dell’altro funzionario dell’Ufficio Tecnico, Giuseppe Porfidia, e dell’imprenditore di Valle di Maddaloni, Gioacchino Rivetti.
A questi vanno aggiunti nell’elenco degli indagati altre 9 persone non attinte, per scelta della stessa procura o per decisione del gip Vecchiarelli che ha rigettato alcune richieste dei pm, da alcun provvedimento di limitazione della libertà personale.
Esiste un filo conduttore nella declinazione dei 19 capi d’imputazione che fa capire che le mosse di questa indagine sono partite – e queste aggiungiamo noi, senza alcun condizionale e senza utilizzare l’aggettivo “presunte” – dalle turpitudini delle ultime elezioni comunali svolte nell’ottobre 2021 e sulle quali in passato abbiamo scritto decine e decine di articoli per denunciare con fatti, foto e immagini incontestabili, quanto la camorra stesse condizionando, determinando l’esito di quel voto.
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