By Lodovica Bulian
Contiene una sfilza di «no» e di «non sapevo» il verbale del patron di Msc, Gianluigi Aponte, non indagato, sentito dai pm di Genova come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari Giovanni Toti. I magistrati lo hanno ascoltato essendo Aponte anche socio di Aldo Spinelli, il presunto corruttore di tutta questa storia, nella società che gestisce il Terminal Rinfuse del porto di Genova, uno dei nodi dell’indagine. Per i pm il rinnovo trentennale della concessione di quel Terminal a Spinelli sarebbe stato l’oggetto di un presunto do ut des tra lui e il governatore, perché frutto di presunte pressioni da parte di Toti in cambio dei finanziamenti elettorali di Spinelli. Aponte ha spiegato di non essere mai stato al corrente né dei rapporti tra Spinelli e Toti, né di quelli con l’ex presidente dell’autorità portuale, Paolo Emilio Signorini (ai domiciliari), né delle erogazioni di Spinelli ai comitati elettorali del presidente. Ma di fatto ridimensiona l’importanza, all’epoca dei fatti, di poter ottenere una proroga trentennale della concessione. «Considerate le prospettive di sviluppo derivanti dalla costruzione della nuova diga, in quanto socio di minoranza del terminal Rinfuse di Genova, era fondamentale ottenere una proroga di 30 anni o avrebbe optato anche per una proroga di pochi anni?», chiedono i pm. «Per me era indifferente – risponde Aponte – sicuramente in ragione di possibili investimenti sarebbe stato meglio un periodo più lungo, ma anche dieci anni sarebbero andati bene lo stesso, perché eravamo convinti di poter ottenere successivamente un’ulteriore proroga». Nell’audizione, Aponte ha poi spiegato di avere incontrato più volte Toti «per questioni relative al porto». E, a fine luglio 2021, di aver partecipato a un vertice con il presidente e il sindaco di Genova Marco Bucci, non indagato: «È stato un incontro legato, in linee generali, allo sviluppo del porto e all’impatto sulla città. Si è parlato anche della nuova diga foranea e dell’allungamento delle banchine, in prospettiva di creare nuovi spazi per ricevere le nuove navi supercontainers». Quando gli domandano se Toti gli abbia mai chiesto direttamente o indirettamente finanziamenti elettorali, Aponte risponde : «No, non mi risulta». Alla domanda se abbia mai ricevuto da Spinelli la richiesta di intervenire direttamente per perorare il rinnovo della concessione, precisa: «Solo un giorno mi ha chiesto di intervenire con il sindaco, cosa che ho fatto. Non ho fatto altri interventi. Secondo Spinelli l’opinione del sindaco era importante e pertanto lui avrebbe consentito un risultato positivo. Ho telefonato a Bucci e gli ho detto che Spinelli mi faceva pressione per ottenere la proroga di 30 anni, mi sono fatto portatore di quello che chiedeva Spinelli. Ho chiesto al sindaco se poteva intervenire. Mi ha risposto che se ne sarebbe occupato e sarebbe intervenuto, senza specificare come».
Nell’ambito del rinnovo, il presunto favore che Toti avrebbe fatto a Spinelli, i pm domandano ad Aponte se sia mai intervenuto per modificare il testo della concessione, che conteneva anche una clausola di revoca di certo non favorevole per la società di Spinelli e dell’armatore: «Era una clausola che stabiliva che in qualsiasi momento e senza alcun motivo l’autorità portuale poteva toglierci la concessione. Lamentavo che in ragione degli ingenti investimenti che avevamo fatto non potevamo accettare che venisse revocata unilateralmente a totale discrezione dell’autorità».