Mai più disgrazie del genere, Piantedosi: “Il neonato giunto morto a Lampedusa è la conferma, vanno fermate le traversate”

La tragica morte di un neonato su un barcone a Lampedusa, “purtroppo testimonia che le traversate andranno interrotte al più presto”: lo ha detto ai cronisti Matteo Piantedosi. “Molto spesso  – ha proseguito il ministro dell’interno – si fraintende che tutta l’azione, da più parti dispiegata per cercare di arrestare questi traffici, è orientata da chissà cosa, ma in realtà è perché questa situazione non è sostenibile”.

Il responsabile del Viminale ha risposto ad una domanda rispetto alle ultime notizie che arrivano da Lampedusa. “Ieri c’è stato un quasi naufragio con il recupero di una trentina di persone, poi c’è questa notizia della morte del neonato. La scorsa settimana c’è stata un’altra persona è deceduta per ipotermia – ha continuato Piantedosi – Per noi non ha senso tutto questo. Vogliamo evitare le morti in mare. E le statistiche lo dicono pure: fermare i traffici vuol dire abbattere anche la statistica delle morti in mare. Noi leggiamo questi eventi drammatici, tragici, come una motivazione ulteriore per fare di tutto”.

Il ministro Piantedosi ha quindi annunciato: “Incontrerò a breve il sindaco di Lampedusa. Concretizzeremo l’azione che stiamo pianificando come governo di proporre un piano per il Nord Africa e soprattutto di intensificare i rapporti con quei Paesi per collaborare con loro per arrestare questi traffici sostenendoli nel loro sviluppo economico”.

“Ieri ho inviato una richiesta di incontro urgente al premier Meloni e al ministro dell’Interno Piantedosi. Ho chiesto loro di vederci a Lampedusa o a Roma per discutere della gestione del fenomeno migratorio e dell’impatto sulla mia comunità”. A dirlo all’Adnkronos è il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino,dopo l’ennesima notte insonne. Sul molo Favaloro gli uomini della Capitaneria di porto hanno sbarcato il corpo senza vita di un neonato. Appena 20 giorni, morto durante la traversata del Mediterraneo insieme alla mamma per ipotermia. La madre del piccolo arrivava dalla Costa d’Avorio, dopo un tragitto molto travagliato. La donna con ogni probabilità si è messa in viaggio per l’Italia subito dopo avere partorito.

“La madre ha detto che sin dalla nascita soffriva di problemi respiratori, era venuta in Italia per farlo curare”, racconta il sindaco. Un viaggio che nasce anche dalla disperazione e dalla mancanza di informazioni. Il Bambino Gesù di Roma ha infatti aperto da alcuni anni a Bangui, in Centro Africa,un ospedale pediatrico dove il piccolo avrebbe potuto essere curato e accolto in sicurezza.

il cui telefono non smette di squillare. “A ogni ora del giorno e della notte ricevo chiamate dalle forze dell’ordine che mi comunicano l’arrivo di cadaveri – ammette – Sono numeri da bollettino di guerra e davvero sta diventando pesante, faticoso lavorare cosi”. Anche dal punto di vista umano. “Mi auguro che ci sia un’attenzione, un gesto di solidarietà verso questo territorio”.

Nella lettera inviata al presidente del Consiglio dei ministri e al capo del Viminale il primo cittadino ha sottolineato una serie di emergenze con cui la più grande delle Pelagie si trova a fare i conti. Questioni legate ai flussi migratori e agli sbarchi che su questo piccolo scoglio in mezzo al Mediterraneo sono quotidiani. “Dal problema delle salme e della loro sistemazione nella camera mortuaria a quello delle barche accatastate al molo e che con il maltempo, come è accaduto tre notti fa, creano un danno ambientale incalcolabile oltre ad aver distrutto il molo”. Problemi che, ribadisce Mannino, “non possiamo continuare a gestire da soli, non abbiamo le risorse finanziarie e umane. Serve una struttura commissariale che se ne occupi”.

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