
La standing ovation dei cronisti presenti all’ultima conferenza stampa del 2021 di Mario Draghinon impressiona più di tanto Giorgia Meloni. Anzi. «Più che una conferenza di fine anno quella di Draghi è sembrata una conferenza di fine mandato e questo spiegherebbe anche gli applausi e la “commozione” dei giornalisti», ironizza in una nota la presidente di Fratelli d’Italia. Lontani i tempi del “fuoco e fiamme” che sprigionava quest’appuntamento ai tempi dei premier non graditi, tipo Berlusconi per citarne uno a caso. Ma non solo. Tutt’altra atmosfera si respira invece nei confronti dell’ex-capo della Bce.
I decibel sono ben al di qua della soglia oltre la quale scatta l’inquinamento acustico e nelle domande fioccano le metafore, in omaggio al bizantinismosecondo cui la distanza più breve tra due punti è un arabesco. Infatti, la Meloni non ha dalla sua reazioni apprezzabili da parte del sedicente Quarto potere e dai commenti degli (ormai introvabili) schienadritta. Di solito un leader dell’opposizione trova sempre un punto d’appoggio su cui fare leva. Per fortuna la conferenza stampa l’ha seguita in tv. Tutta. E dice lei quel che la libera stampa si guarda bene dal riferire: «Dal premier due ore e mezza di autocelebrazioni: dice tra le righe che i suoi obiettivisono stati raggiunti ma questo non ci risulta da nessuna evidenza».
Già, peccato che a nessun giornalista sia venuto in mente di fare la domanda più semplice: “Presidente, può dimostrare quel che dice?“. E infatti la nota della Meloni incalza: «Nessuna ammissione di colpa, invece, sugli errori e le contraddizioni del governo di questi mesi, a partire dalla gestione della pandemia». Non è solo il commento di un leader di partito (il secondo in Italia, secondo i sondaggi), ma del capo dell’unica opposizione parlamentare. E scusate se è poco. È l’unica voce “stonata” nel Parlamento dei coristi. Lo stesso cui il Draghi bifronte ha impedito di migliorare la manovra di bilancio e che ha compensato con un’alluvione di ipocriti elogi.