[Magazine] Gaetano Daniele: “Io voglio parlare alla gente, ed uso un linguaggio comune”. L’intervista è a tutto tondo…

Gaetano Daniele ith24

By Lucio Fioravante

Dalle fila del Magazine, Gaetano Daniele già direttore Editoriale de “Il Fatto” e “Il Notiziario”, periodici per la distribuzione gratuita molto letti in tutta l’area a nord di Napoli (2500 copie settimanali), torna a parlare al Magazine. La sua scuola è di quelle di vecchio stile, cioè di quelle che non le manda a dire. Infatti, non nasconde che nel periodo in cui fondò il Fatto con il fondatore di Nano TV , l’Editore Maurizio Cerbone, apprese molto. Ritenuto dallo stesso Daniele “un genio della comunicazione”. “Devo molto a Maurizio, uno dei pochi rimasti a livello regionale a fare vera informazione. Da lui appresi molto, ricordo che passavamo giorno e notte in tipografia per offrire sempre una comunicazione attenta e plurale. E se col tempo ho raggiunto dei risultati: 15 milioni di visualizzazioni l’anno, in parte lo devo a lui e al suo modo di fare comunicazione. Anche se il mio sito, oggi, gode di liberatorie da parte di siti nazionali. Per la linea Editoriale”.

E ancora: “Oggi di giornalisti bravi ce ne sono ancora. Ma non si vedono più fuoriclasse come la Fallaci”

L’inizio della intervista parte col botto. “Come le avevo annunciato, non vorrei parlare di politica, ma di questioni di stile, anche perché sarebbe una bella rottura di coglioni viceversa”. Daniele come al solito, non le manda a dire, difatti, quando politici o comandanti di polizia locale non trovano come far emergere informazioni denuncia a difesa della collettività, si rivolgono a lui, come capita a tutto oggi: la lista è lunga. In sintesi, è un punto di riferimento per la informazione sensibile, veritiera, quella che contrasta e colpisce il malaffare. Insomma, uno con le palle che non le manda a dire, come afferma un Comandante di Polizia, N.D.C: “Per la fuoriuscita di notizie al contrasto o a freno di alcuni episodi, soprattutto in ambito politico, in Daniele un punto di riferimento, non si sottrae mai nel riportare la verità e non è legato a nessuno, indipendente”.

Direttore, lei pensa che la sua penna sia migliorata nel tempo? O ritiene di aver trovato, a un certo punto, uno stile tale da non necessitare di essere ulteriormente affinato?

Sinceramente, non mi sono mai posto il problema. Sono più di 15 anni che scrivo e per linea editoriale, a volte, mi capita anche di riportare articoli di altri siti nazionali, ne supporto appunto la linea editoriale, diciamo, e l’unica cosa che ho sempre ricercato è una scrittura lineare, priva di compiacimento. Il mio solo desiderio è di arrivare al lettore in modo chiaro e diretto, se non definitivo, almeno tale da non suscitare ambiguità. E non ho limiti. Racconto semplicemente la verità. Infatti in tutti questi anni nonostante picchi duro (la verità), non ho mai subito condanne per diffamazione.

Quindi non ha neanche una querela per diffamazione sul groppone?

Di quelle si. Per fortuna solo due. Una da un’azienda di presunti truffatori e non vedo l’ora di essere ascoltato dai pubblici ministeri con la speranza che il Giudice non archivi per insussistenza di prove. Anzi. Faccio il tifo per loro affinché venga fissata la data della prima udienza. Mi fu notificata elezione di domicilio. Su queste persone si potrebbe scrivere un libro: il regista di Beautiful al cospetto è un dilettante allo sbaraglio. E l’altra da una ragazza che sotto certi punti di vista mi fa anche pietà. E a differenza dei 3 moschettieri e mezzo, della fanciulla non mi è mai stato notificato nulla. Zero. In entrambe i casi, stendiamo un velo pietoso.

Come si elabora un buon articolo, o meglio, lei come lo fa? Prende appunti prima, o scrive di getto? Lavora molto di lima?

Di solito non prendo appunti, se non saltuariamente per quelle due o tre cose fondamentali che mi preme di affrontare. Scrivo in modo abbastanza veloce e poi rileggo tre o quattro volte onde evitare obbrobri, ripetizioni, frasi inutili, avverbi che appesantirebbero. Questo quello che faccio per cercare di essere comprensibile al volo e senza tanti sforzi da parte del lettore. Per il resto, come principio di massima, scrivo solo se ho motivo di farlo, altrimenti evito. Ma mi diverte molto.

Quel suo stile così rapido e trascinante, da cosa deriva? Ci sono forse delle particolari letture, romanzi o quant’altro, alla base?

Le letture influiscono sempre moltissimo nella vita e, di conseguenza, anche sul modo di scrivere. Ma non sono un vero amante della lettura. Specialmente in adolescenza, e nella prima parte della mia giovinezza, ho letto pochi autori. Ero un soldato volontario, e ho girato molto. Tanto. Non so, poi, se sono riuscito a prendere qualcosa da quei pochi scrittori. Ma qualcosa resta sempre, come una musica che ti rimane nell’orecchio e ti svegli al mattino cantandone il ritornello. La prosa di quelli bravi è così, ti risuona dentro e spesso ti porta a cercare di imitarli, a replicare quel loro modo di fare. Però, davvero, non saprei dire se ho preso da qualcuno in particolare. Ma non credo. Anche perché di errori ne faccio tanti. Nasco come Editore non come giornalista professionista.

Usa il computer, Iphad o cellulare?

Certo. Ho il mio Duell sempre pronto all’uso. Anche se non le nascondo che il 75% degli articoli li scrivo dal mio cellulare. Questi ultimi sono molto all’avanguardia e mi viene automatico, come se stessi scrivendo un messaggio ad un amica. Anche se a volte pasticcio, scrivo “è” verbo, ma mi esce “e” congiunzione e viceversa. Mi fa impazzire. Mi cambia pure le parole. Per cui ho bisogno di una rilettura particolarmente attenta, anche se alcuni refusi li lascio perché mi aprono idee e metafore appropriate.

Parliamo di restrizioni, cosa pensa delle chiusure

Non penso che le chiusure siano state determinanti, è la durata delle chiusure che è impressionante. È passato più di un anno e noi siamo ancora qua a parlare di chiusure, zone rosse, arancioni e gialle. Siamo in zona gialla “particolare” da circa una settimana e i contagi giornalieri pare stiano calando. Ma in contemporanea mi giro intorno e guardo all’Inghilterra, è sotto gli occhi di tutti ci sono state altrettante chiusure, ma poi sono riusciti a vaccinare tutti e la situazione è migliorata. Non possiamo negarlo. Come anche in Germania, che riescono a vaccinare 1milione di persone al giorno.

Come spiega tutto questo?

È semplice. Se l’Europa non è in grado di procurarsi i vaccini, qual è l’alternativa? È quella di dire a ciascuno Stato di procurarsi i vaccini sui mercati internazionali con i soldi in tasca. Che poi esistano i ricchi e i poveri, lo sappiamo. Ma esistono da sempre. E l’italia non sta dimostrando di essere ricca.

La variante indiana preoccupa, molto.

Penso che in India le cose non stiano andando bene. Ma chi fornisce loro i vaccini? Nessuno. E lo stesso vale anche per il Brasile. Quindi di cosa parliamo? Solo poche ore fa hanno bloccato i collegamenti, torniamo alla psicosi cinese di un anno fa? E siamo punto e a capo. Le varianti più che varianti (per quanto pericolose siano), mi sembrano pezze a colori per eventuali chiusure.

Vaccini, cosa pensa del Generale Figliuolo e come siamo messi?

Il generale Figliuolo è un uomo del fare, un uomo da campo, quando prestavo servizio all’Ispettorato ho avuto il piacere e l’onore di incontrarlo, ma a par mio ha commesso due fesserie. La prima è assumersi la responsabilità non militare sul campo ma politica e sanitaria quando gli stessi scienziati non sapevano neanche loro che pesci prendere. E la seconda fesseria è stata promettere 500mila vaccini al giorno. Non dimentichiamoci che ad oggi l’italia è quarttultima in Europa per vaccinazioni. Il punto è sempre quello, la situazione è drammatica in tutto il mondo.Ed è chiaro che se l’Europa è incapace di andare a fare degli acquisti di dosi di antidoto, dobbiamo arrangiarci noi. Non mi sembra un ragionamento difficile, ma non esiste alternativa come hanno presto capito Danimarca e Austria che, da membri dell’Ue, hanno comunque sottoscritto accordi con Paesi non inclusi nei contratti stipulati da Bruxelles. Non è che siccome c’è la guerra tra ricchi e poveri, allora dobbiamo morire tutti. Non è mai stato così e la storia ce lo insegna. Però di sicuro il generale Figliuolo a differenza del predecessore Arcuri, dà più garanzie: è un uomo d’onore, è un militare!.

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