Ma quali occhi di tigre. Letta, da giustizialista, annusa la disfatta e lancia il solito “allarme democratico”

L’appello a mostrare «occhi di tigre» è un ricordo del passato. Il presente, al contrario, ci regala un Enrico Letta che si avvita su numeri e percentuali mentre inveisce contro il combinato disposto tra Rosatellum e tagliodel numero dei parlamentari, manco fossero disgrazie piovute dal cielo e non scelte cui il suo Pdha contribuito non poco. «Crea il rischio che venga stravolta nei fatti la nostra Costituzione, un rischio democratico che il Paesenon ha mi vissuto come in questo momento», ha scandito davanti ai candidati dem. E questo perché, ha spiegato Letta, «oggi è possibile che il 43 per cento dei consensi al centrodestra si trasformi in un 70 per cento di seggi in Parlamento». Lo definisce « uno scenario da incubo».

Ma allora dovrebbe spiegare perché ha rifiutato l’alleanza con i 5Stelle. Se la democrazia è in pericolo, mica si va per il sottile. Invece, il leader del Pd va all’attacco dei suoi mancati partner, Calenda e Conte, accusandoli di essere funzionali alla vittoria del centrodestra. «Uno vuol fare il governo con la Meloni, l’altro ha il sostegno di Trump», ha detto. Letta ha fatto pure i conti. Eccoli: «Un più 4 per cento a Calenda e Conte, tolto a noi, consentirebbe alla destra di superare il 70 per cento di rappresentanza parlamentare. Un più 4 a noi porterebbe la destra sotto il 55 per ripotare la partita nella contendibilità».

Sarà anche vero, ma la tendenza dei sondaggi indica il contrario, altro che «sono 60 collegi contendibili». Tre, secondo Letta, sono le «percezioni sbagliate» che si vanno diffondendo: la destra già vinto; vincerà, ma non governerà; in ogni caso ci salverà l’Europa. È il motivo per cui l’ex-premier drammatizza come mai prima le elezioni, addirittura parlando di «allarme per la democrazia italiana». Lo fa con convinzione: «Non voglio usare parole a vanvera», sottolinea. Per poi concludere: «Abbiamo 17 giorni di campagna per cambiare completamente la storia del nostro Paese ed evitare che l’allarme per la democrazia diventi realtà».

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