M5S, Conte alla canna del gas: gli scissionisti buttano calci e guardano all’asse Raggi-Appendino

Il nuovo corso del M5S a guida Conte, partito da qualche settimane tra malumori e malpancisti, esodi di massa e integralisti fedeli al nuovo leader, premiati dalle nuove investiture interne, ha davanti a sé una strada disseminata di ostacoli. È un campo minato, quello in cui si muove il Movimento guidato dall’ex premier che vede contrapporsi i due schieramenti in campo. Fazioni, a loro volta, frastagliate in mille rivoli. Da una parte, gli ex movimentisti intenti a rinegoziare i legami tra di loro e con Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista, onnipresenti outsider “interni”. Dall’altra quel che resta della galassia pentastellatasopravvissuta all’era glaciale di abbandoni e fronde. In mezzo Giuseppe Conte, chiamato a sciogliere vecchi nodi. Ad affrontare nuove sfide. A tamponare la delusione dei più.

E sono proprio i delusi a rappresentare il vero banco di prova del nuovo leader a 5 stelle. Un’area grigia in cui si condensano i malumori e le polemiche dei tanti esponenti che si sentono “tagliati fuori”. Chi dal giro di giostra delle nomine e degli incarichi. Dalla gestione del gruppo. E chi, semplicemente, rivendica un malcontento endemico per la propria situazione. Un’entità vasta e varia, quella dei delusi a 5S, che al momento non ha dato vita a nuove correnti. Ma che, ipotizza in un retroscena il Corriere della sera, potrebbe asserragliarsi intorno alle figure chiave delle deluse per eccellenza: Virginia Raggi e Chiara Appendino. E allora, scrive il quotidiano di via Solferino, «c’è chi cerca di presentare per la giacca Virginia Raggi, molto attiva dopo la fine del suo mandato. L’ex sindaca di Roma ha pranzato con Chiara Appendino e parlato di «progetti futuri». Parole che dentro al M5S sono interpretate chiaramente come un progetto di alleanza», anche se chi è vicino alla Raggi respinge l’idea. E nega la prospettiva, assicurando: «Non è lei l’antagonista di Conte».

In realtà, il vero competitor dell’ex premier è un nemico esterno che ha molte facce su un corpaccione che le tante metamorfosi pentastellate hanno generato. Una situazione che, non a caso, un dirigente del partito riassume definendo «il Movimento con i leader come Crono che si mangia i suoi figli. Un tutti contro uno senza motivazioni politiche». Aggiungendo anche: «Le correnti non hanno mai fatto strada nel Movimento, perché siamo sempre in competizione uno contro l’altro»… E allora, non a caso, riferisce sempre il Corriere, «di sicuro oltre a Raggi, il fronte dei delusi guarda con attenzione anche ai capigruppo. Una partita – la prima partita politica interna – che Conte dovrà affrontare molto presto. E in chiave di consensi e potere di aggregazione, salgono le quotazioni alla Camera di Davide Crippa, ormai considerato esponente della visione del M5S targata Beppe Grillo». Mentre «al Senato scalpita Maria Domenica Castellone: ​​la sua candidatura contro quella del contiano Ettore Licheri sta crescendo».

A supervisionare dall’alto, infine, c’è Luigi Di Maio. Che provando a riallacciare le fila e a sbrogliare il bandolo della matassa, sui deus ex machina del momento convulso che intreccia i nodi del M5S: Alessandro Di Battista (in partenza per il tour in varie regioni organizzati per tastare il terreno sul proto-partito) e Virginia raggi appena sconfitta alle urne, a Radio Anch’io su Rai Radio1 ha ostentato una ingiustificata serenità. Dichiarando: «Che Alessandro stia facendo un’altra cosa è ormai già chiaro da mesi ma perché ha lasciato il M5S. Io gli auguro il meglio. So che fa le cose sempre con grande sincerità. Con Virginia Raggi siamo nello stesso Comitato di garanzia di cui io sono presidente. E in cui stiamo lavorando al nuovo corso del Movimento, che è quello di Giuseppe Conte».

In realtà, le cose sono più complicate di così. Una realtà controversa, quella in divenire, che si fa di ora in ora sempre più incandescente. E che rischia di surriscaldarsi ulteriormente con la partita del Colle. In Parlamento, all’interno dei gruppi pentastellati, si guarda con attenzione (ma anche con apprensione) alla trattativa per il Quirinale: tema che sarebbe stato affrontato dai leader di Pd e M5S, Enrico Letta e Giuseppe Conte, durante il pranzo di ieri in un ristorante nel centro di Roma. Nel Movimento c’è qualche voce che parla di «caminetti tra pochi intimi», chiedendo a gran voce il coinvolgimento dei gruppi parlamentari. Ma il presidente del M5S, intercettato dall’Adnkronos, assicura che sul Quirinale non ci sarà nessuna fuga in avanti. «Sul nome del prossimo Presidente della Repubblica – rimarca Conte – ci deve essere ampia discussione interna. E non possiamo escludere neppure un passaggio in rete», annuncia ecumenico l’avvocato. Basterà?

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