Lo zio di Pamela, a gamba tesa sul politicamente corretto: “La mafia nigeriana è sempre più potente per colpa del politicamente corretto”

“Mantenere alta l’attenzione” sul fenomeno della mafia nigeriana e “cercare sempre più di comprenderne i meccanismi, altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale”. E’ quanto afferma all’Adnkronos l’avvocato Marco Valerio Verni, a pochi giorni da una nuova operazione contro la mafia nigeriana che ha portato, stavolta a Palermo, a quattro arresti.

Verni, che è zio e legale della famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si era allontanata da una comunità di Corridonia e i cui resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza (Macerata), fatti per i quali è stato condannato all’ergastolo in primo grado e in appello Innocent Oseghale, da tempo studia il fenomeno della mafia nigeriana e ha sollevato spesso interrogativi anche rispetto alla vicenda della nipote che però, su questo fronte, non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria.

“Gli arresti effettuati a Palermo lo scorso 18 gennaio, ma non solo (essi sono appena gli ultimi in ordine di tempo) – sottolinea Verni – dimostrano ancora una volta, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ormai le organizzazioni criminali nigeriane, anche di tipo mafioso, siano molto radicate anche e soprattutto nel nostro Paese, che costituisce decisamente il porto d’Europa per chi proviene soprattutto dal continente africano e di come esse siano le principali promotrici di alcuni reati gravissimi, tra i quali la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù, il sequestro di persona, lo sfruttamento della prostituzione nonché il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

“Inutile negare, in nome di un presunto politicamente corretto,che una immigrazione irregolare e mal gestita non possa contribuire, e pure in gran misura, alla crescita di questa, come di altre mafie etniche (sia nello stretto senso giuridico sia nel senso polisemico del termine), le quali, naturalmente, collaborano con quelle nostrane o, comunque, in riferimento ad altri Paesi, con le organizzazioni criminali del luogo, spesso, addirittura, arrivando a soppiantarle”, prosegue.

“Particolare preoccupazione desta la sinergia tra la mafia nigeriana e la criminalità albanese, per trasportare dall’Est Europa tonnellate di sostanze stupefacenti (marijuana in primis) e, attraverso la Puglia e la dorsale adriatica smistarle poi nelle piazze di spaccio italiane. Per tornare agli importanti arresti di Palermo -continua Verni- occorre ribadire, ancora una volta, l’importanza della collaborazione e degli strumenti legislativi che il nostro ordinamento prevede per incentivare la denuncia da parte delle vittime straniere dei summenzionati reati”.

“Il richiamo è, evidentemente, all’articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, rubricato ‘Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero’ che consente al ‘Questore, anche su proposta del procuratore della Repubblica, o con il parere favorevole della stessa autorità, di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale’ – aggiunge l’avvocato Verni – Nel caso di specie, non a caso, il tutto è partito dalla denuncia di una ragazza nigeriana, accompagnata da un pastore pentecostale (un connazionale) a cui la vittima si era rivolta per sottrarsi ai suoi aguzzini”.

“Occorre mantenere alta l’attenzione su questo fenomeno, e cercare sempre più di comprenderne i meccanismi – conclude – altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale, con buona pace degli eroi che, per combatterlo, hanno donato la loro vita, tra cui il grande Paolo Borsellino di cui sarebbe ricorso, proprio nei giorni scorsi, l’ottantaduesimo compleanno ed al quale va, naturalmente, il doveroso ricordo ed omaggio. Perché, d’altronde, lui continua a vivere nei cuori di tutta la brava gente”.

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