Lo Zar caccia i muscoli e schiera i missili ipersonici Kinzhal a Kaliningrad. Così sfida la Nato

A Kaliningrad arrivano i missili ipersonici russi di ultima generazione Kinzhal. Il ministero della Difesa di Mosca ha pubblicato un video in cui si vedono tre caccia MiG-31K Foxhound atterrare presso la base aerea di Chkalovsk, nel territorio del Mar Baltico, come parte di “misure aggiuntive di deterrenza strategica”.

Il ministero ha puntualizzato che gli aerei saranno messi in allerta 24 ore al giorno. Nello specifico, bisogna puntualizzare che nel video i caccia atterrano senza trasportare i missili, che evidentemente sono stati consegnati in un altro momento. Forse già a febbraio, quando un video amatoriale pubblicato su alcuni canali Telegram riprese un Foxhound a Kaliningrad con un (presunto) Kinzhal al seguito. Notizie non confermate all’epoca parlarono di altri quattro o cinque missili già dislocati a Chkalovsk. Col senno di poi, la voce diventa ben più credibile. Anche in quest’ottica, la scelta di Mosca di ufficializzate ora la notizia rientra in una strategia comunicativa ben precisa, volta a mandare all’Occidente un segnale all’indomani della crisi di Kaliningrad. Ma, di fatto, il rafforzamento militare dell’exclave era già in atto da un bel pezzo. Anzi, il braccio di ferro con la Lituania per il blocco delle merci in transito da e verso la Bielorussia sottoposte a sanzioni dall’Unione Europea (che per diversi giorni ha tenuto il mondo col fiato sospeso facendo temere addirittura un’azione militare di Mosca verso il Suwalki Gap, il corridoio polacco-lituano che si frappone tra Kaliningrad e il territorio bielorusso), ora parzialmente risolto, è servito solo come pretesto per puntellare nell’Oblast baltico un arsenale già piuttosto ricco.

Sono almeno 6 anni, infatti, che la Russia ha dislocato a Kaliningrad i missili a corto raggio Iskander, anch’essi a testata nucleare. Erano gli anni delle tensioni con la Nato per via della presenza degli intercettori Aegis Aeshore in Romania e Polonia, anche dopo la firma dell’accordo con l’Iran che, teoricamente, li rendeva inutili. Un paio d’anni dopo attorno agli Iskander è stato lavorato fin nei minimi dettagli l’hangar che li ospita, chiamato Kolosovka, riparametrato di fatto come sito di deposito di armi nucleari. Infine, ad affiancare i circa 50 jet tra Su-27 e Su-24, sono arrivati i MiG-31, che possono trasportare un Kinzhal.

Ora, con la guerra in Ucraina e le crescenti tensioni con l’Alleanza Atlantica, l’ingresso (ancora sospeso) di Svezia e Finlandia, il rafforzamento della Nato sul fianco orientale, Kaliningrad con i suoi missili ipersonici è ancor di più il territorio designato da Mosca per far venire i brividi all’Occidente.

Il Kinzhal ha una portata di poco meno di 2mila chilometri e può trasportare una testata a frammentazione da 1100 libbre o una testata nucleare da 500 kilotoni (30 volte superiore alla bomba sganciata su Hiroshima). Da questo fazzoletto di terra grande quando la regione Lazio, che da sola produce un terzo del PIL del Paese (è la base operativa di parecchi asset degli oligarchi), la Russia ha uno sbocco commercialmente rilevante sul Mar Baltico (il suo mare non ghiaccia nemmeno d’inverno), ma soprattutto è ad appena 530 chilometri in linea d’aria da Berlino. Nello stesso raggio, sono ricomprese almeno altre 4 capitali, Varsavia, Riga, Tallin e Vilnius, che potrebbero essere colpite in meno di un minuto. Ma considerando la gittata del Kinzhal, quasi tutte le capitali del Vecchio Continente sono tecnicamente sotto tiro.

Considerando che Kinzhal non copre una traiettoria balistica e corre ad oltre Mach 10, da Kaliningrad si potrebbe colpire Ankara in meno di 10 minuti e con scarse possibilità di attivare meccanismi di difesa abbastanza efficaci (ma, al contrario di quanto sostiene il Cremlino, non è totalmente impossibile da fermare).

La guerra in Ucraina è stato lo scenario in cui Kinzhal ha debuttato in combattimento. Precisamente il 18 marzo, quando il sistema distrusse un grande magazzino sotterraneo di missili e munizioni dell’aviazione ucraina nel villaggio di Delyatin, nella regione di Ivano-Frankivsk. L’Occidente, soprattutto il Regno Unito, sostenne che l’impiego di Kinzhal fosse solo un modo da parte dei russi per distogliere l’attenzione dai fallimenti militari, mentre nelle intenzioni di Mosca si trattava di mostrare a Washington il proprio grado di avanzamento in un campo tecnologico in cui gli Stati Uniti sono probabilmente ancora indietro.

Sebbene da quel momento in avanti l’uso di Kinzhal sia stato centellinato, ufficializzare il loro piazzamento a Kaliningrad potrebbe essere una delle forme di “reazione” promesse dalla Russia all’allargamento ad Est della Nato e al progressivo deterioramento dei rapporti con i Paesi confinant

Pubblicato da edizioni24

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