“L’ho picchiato io”. Il raptus omicida sul bimbo con costole e braccia rotte

Aveva detto che si era trattato di un’incidente stradale ma poi, a distanza di una settimana dall’accaduto, ha ammesso le proprie responsabilità: “Sono stato io, l’ho picchiato”. A confessarlo è stato il compagno della nonna del bimbo di 6 anni trovato in gravi condizioni sul ciglio della strada, a Ventimiglia, lo scorso 19 dicembre. L’uomo è stato denunciato a piede libero con l’ipotesi di reato per lesioni gravissime. Il piccolo, invece, si trova ricoverato in prognosi riservata all’ospedale “Gaslini” di Genova.

Una vicenda dai contorni ancora poco chiari. Stando a quanto riporta il Corriere.it, l’episodio risale a 10 giorni fa. Il bimbo era stato raccolto a bordo strada dal compagno della nonna e portato in auto dal padre, a circa 2 chilometri di distanza dal luogo del ritrovamento. L’uomo aveva raccontato al genitore del piccolo di un presunto investimento da parte di un’auto pirata. Le telecamere della zona, passate al setaccio dagli investigatori, non hanno evidenziato il passaggio di alcun mezzo all’ora in cui si sarebbe verificato il fatto. Circostanza che ha indotto gli inquirenti a sospettare che la versione fornita dal presunto aggressore non fosse veritiera.

Ieri sera, il compagno della nonna del bimbo si è recato in commissariato, accompagnato dal proprio avvocato, per rendere dichiarazioni spontanee. Interrogato dal pm Maria Paola Mirriali, a capo delle indagini, ha quindi confessato: “Non si è trattato di un incidente stradale, l’ho picchiato io”. L’uomo è stato denunciato a piede libero per lesioni gravissime ma le motivazioni del gesto violento restano ancora sconosciute. Secondo quanto riporta Sky tg24, la Procura di Imperia ha indagato in concorso anche la nonna del piccolo parlando di “atto dovuto”.

Il bimbo ha riportato fratture a otto vertebre e a un braccio, lesioni alla milza e un polmone collassato. Il padre, sotto choc per l’accaduto, ha scritto un post su Facebook in cui ha raccontato di non darsi pace per il figlioletto. “Non posso sopportare che al mio bambino sia stato fatto tutto questo. Ha avuto anche la faccia di venirmi a dirmi in ospedale ‘forza’! Devi marcire lentamente. – si legge nello sfogo del genitore – Dove hai trovato il coraggio di commettere un gesto simile, se questa è la verità! Figlio mio, sto lottando con tutto me stesso per te, per i tuoi diritti, per la tua dignità”.

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