Letta vede il mondo al contrario oppure non sa come uscirsene, ed ecco servito il paradosso: “La scissione nei 5Stelle rafforza il governo”

Prende tempo, farfuglia. Enrico Letta glissa sulle prossime mosse dopo la fuoriuscita di Luigi Di Maio dal movimento 5Stelle. E la nascita del nuovo partitino guidato dal ministro degli Esteri. Le nuove alleanze? Il campo largo? Si vedrà.

L’obiettivo principale che abbiamo è costruire un’idea di Italia che convinca gli italiani nel 2023. Questo è l’impegno principale”, dice il segretario del Pd. “Costruire un’idea d’Italia per il futuro. Attorno a questo costruiremo le alleanze. E faremo i ragionamenti con i nostri interlocutori”. Letta vorrebbe far credere che la priorità delle prossime intese per non scomparire alle politiche è una fantomatica ‘idea di Italia”. “Noi ci concentreremo sulle idee, sulle cose, sulle riforme, sui progetti. Questo è l’essenziale: le alleanze sono conseguenze”. Così dovrebbe essere infatti. Così, però, non è stato finora.

L’immaginifico campo largo, uscito con le ossa rotte dalle urne, era infatti uno strumento per saldare l’abbraccio con i 5Stelle. Nel tentativo di arginare il centrodestra. Ma da Bruxelles, a margine del prevertice del Pse, Letta non lo dice. Non può dirlo. Ancora più marziano si rivela nella lettura della scissione consumata dentro i 5Stelle.

“Il governo guidato da Mario Draghi ha dimostrato di essere molto forte. Il voto largo, praticamente unanime di ieri, è un segno di rafforzamento. È  la dimostrazione del fatto che la scissione che è avvenuta non ha indebolito il governo. Che anzi forse oggi è più forte”. Insomma per il leader dem lo sfracello in casa grillina rafforzerebbe l’esecutivo. Il fatto che il ministro degli Esteri esca dal suo partito, prima forza di governo, per costruirne un altro sarebbe un rafforzamento dell’esecutivo. “Credo che sia positivo per il nostro Paese, essere dentro una partita geopolitica che ci interessa con un governo forte”.

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