Continuano in Europa le battaglie ideologiche per l’ambiente da parte dei gruppi di sinistra, che senza la minima visione di realtà insistono su una transazione ecologica da portare avanti in tempi che non sono compatibili con quelli dell’industria e delle categorie coinvolte. L’ennesima dimostrazione la porta l’europarlamentare Silvia Sardone da Bruxelles, dove in commissione Ambiente sono in corso i lavori per il rafforzamento degli standard di prestazione in materia di emissioni CO2 per veicoli pesanti nuovi. L’esponente della Lega ha spiegato che l’Europa vorrebbe ulteriormente accorciare i tempi di passaggio, il tutto a discapito degli utilizzatori ma anche degli operatori, che dovranno aumentare in modo esponenziale i loro investimenti se non si interverrà concretamente.
“I target di sostenibilità proposti sono spesso poco realistici e difficilmente concretizzabili in periodi di tempo molto ristretti come quelli previsti dall’Ue. Il regolamento attuale prevede il raggiungimento del 30% di circolazione di veicoli pesanti a zero emissioni”, ha dichiarato il una nota Silvia Sardone, sottolineando che adesso l’Europa ha rivisto al rialzo i suoi obiettivi. “La Commissione incredibilmente propone ora l’innalzamento al 45% entro il 2030 per poi arrivare al 65% entro il 2035 e al 90% entro il 2040“, prosegue la leghista. Una tabella di marcia che, evidentemente, è stata pensata e progettata sul teorico e sulle supposizioni, come spesso accade quando certe proposte vengono avanzate dalla sinistra ideologica.
Infatti, Sardone sottolinea come questi nuovi target siano una “totale assurdità considerato il contesto del settore del trasporto. Si chiedono sacrifici enormi alle imprese senza adeguati investimenti per lo sviluppo della rete di ricarica pubblica e privata per l’elettrico e per l’idrogeno”. Gli obiettivi per il 2030 sono già di per sé irrealizzabili pertanto, prosegue l’europarlamentare, viene chiesto “non solo di bloccare gli innalzamenti previsti, ma una clausola di revisione anticipata al 2027 per valutare l’impatto delle nuove norme”. Una richiesta più che legittima in considerazione del contesto, come spiega bene Sardone portando un esempio concreto: “Per gli autobus urbani, la previsione di un obbligo per tutti gli operatori ad acquistare solo mezzi elettrici entro 7 anni è totalmente irrealistico, anche perché il differenziale di prezzo rispetto ai veicoli a motore termico è di 5 a 1”.
Facile capire come non ci sia la convenienza per una transizione: “Ancora una volta, in tema di ambiente l’Ue porta avanti immotivate scelte ideologiche che avranno ricadute pesanti su un settore vitale e su tante imprese che già sopportano difficoltà legate alla crisi economica e ai costi dei carburanti”. Ma all’Europa gli interessi degli operatori reali non sembrano interessare.