L’assurda verità; come Saman, due sorelle trucidate e uccise in Pakistan dai parenti: volevano divorziare

Due sorelle uccise perché volevano divorziare dai due cugini a cui erano andate in spose in virtù di nozze combinate. Succede in Pakistan, teatro di un ennesimo sacrificio umano. Dove, in nome di un tragico precetto cultural-religioso, i familiari delle vittime hanno violentemente immolato le due giovani donne sull’altare di una presunta dignità familiare, a loro detta macchiata dalla prospettiva del divorzio. Una brutale pratica patriarcale, di matrice ancestrale, in base alla quale una donna viene uccisa per aver disonorato la sua famiglia. E ancora una volta il progetto di una separazione scatena la ferocia maschile e naufraga nel sangue…

Succede in Pakistan. Ma è successo in Italia con la giovane Saman, di origini pakistane. E prima di lei c’è stata Sana’. E, per una tragica concomitanza, l’omicidio delle due sorelle è avvenuto nello stesso distretto del Punjab dove l’italo-pachistana Sana Cheema, 26 anni, è stata uccisa da suo padre e suo fratello nel 2019. Nata in Pakistan e vissuta a Brescia, SanaCheema voleva sposare un italo-pachistano. Ma la sua famiglia si era opposta, fino a mettere in atto il terribile epilogo. La stessa sorte, e nello stesso angolo di mondo, è toccata a Abbas, 21 anni, e Anisa Abbas, 23 anni…

Due sorelle provenienti dallo stesso villaggio del distretto del Gujrat, nella provincia del Punjab. Sorelle, mogli, semplicemente due donne che avevano chiesto il divorzio dai loro mariti-cugini, sposati dopo matrimoni forzati secondo una pratica purtroppo ancora molto diffusa nelle aree rurali del Pakistan, dove i parenti non esitano a uccidere le donne che li rifiutano. O che ignorano le opinioni degli anziani della famiglia. Le due donne in questione, allora, erano rientrate dalla Spagna – dove avevano acquisito la cittadinanza spagnola – solo il 19 maggio scorso. E sarebbero state uccise poco dopo. Ossia, secondo la polizia pakistana che sta indagando sulla loro morte nonostante la madre delle vittime non abbia presentato denuncia contro l’omicidio delle figlie – dopo che il “tribunale familiare” le ha giudicate“colpevoli” di volersi risposare in Spagna, decretando la “sentenza” di omicidio.

Una sentenza eseguita nel più spietato dei modi: torturandole brutalmente le vittime e trucidandole a morte.Strangolate e poi finite a colpi di arma da fuoco. Sul fronte delle indagini, un ufficiale della polizia ha affermato che gli investigatori hanno mosso l’accusa di omicidio contro il fratello delle vittime. Uno zio. Entrambi i mariti e i due suoceri. Due sospetti sconosciuti, e un altro parente accusato del duplice delitto, sono ancora latitanti.

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