L’arcivescovo di Milano si affida alla preghiera perché arrivi la pioggia. Ma “Caronte” sembra non sentir ragioni

L’arcivescovo di Milano Mario Delpini aiuta gli agricoltori della Lombardia in ginocchio per la siccità con l’arma della preghiera. benedice i campi con l’acqua santa e chiede a Dio il dono della pioggia. Così lo racconta Repubblica in un reportage, ma il pellegrinaggio per l’acqua dell’arcivescovo è notizia che nessun media ha ignorato. “E nel vento caldo che asciuga persino il sudore – scrive Repubblica –  può sembrare un rito fuori dal tempo, benedire la terra e pregarci sopra, ma le minuscole chiese che ieri ha visitato erano piene di credenti e non, d’altra parte questa è la diocesi più grande del mondo, 1.110 parrocchie, 6 milioni di abitanti, non si sa quanti fedeli, ma a questo punto ci sono quelli che sperano in qualunque cosa purché piova sul serio, e si salvi qualcosa”

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“Alle due del pomeriggio – continua Repubblica – si comincia a Trezzano sul Naviglio, che è in secca. Chiesa di Sant’ Ambrogio, fuori le cicale strepitano, dentro c’è una qualche freschezza, nelle mura del Duecento, con resti di Madonne infilzate da sette spade, di sicuro una rappresenta l’arsura. È l’hinterland di Milano, dove il sindaco Sala ha appena chiuso le fontane, invitando i cittadini «a ridurre al minimo l’uso di acqua potabile sia di uso domestico che per irrigare prati, giardini privati e pulire terrazzi e cortili»”.

L’arcivescovo invita tutti a uno stile di vista più sobrio. “Non me ne intendo di cambiamento climatico” premette ma sottolinea “lo sperpero e lo sfruttamento delle risorse naturali ed esorta a essere “persone che conoscono la sobrietà come una virtù” e a “cambiare gli stili di vita se si dimostrano rovinosi”. “Desidero percorrere – aggiunge – le terre del riso e del grano, le terre dei fossi e dei campi per invocare  la ‘Madonna della Bassa’ perché venga in aiuto alla nostra debolezza”.

“La situazione quest anno è veramente grave, impressionante e preoccupante”, ha detto a Adnkronos Giovanna Parmigiani, membro della giunta nazionale di Confagricoltura con la delega su ambiente e territorio. “Ci siamo arrivati con la somma di vari fattori a cominciare dalla scarsa piovosità e delle nevi di questo inverno: quindi – spiega – non sono stati riempiti gli invasi e i laghi non hanno raggiunto la massima capienza, diciamo che a primavera già le prime avvisaglie c’erano”.

“Il tutto è stato ulteriormente aggravato dal fatto che negli ultimi tre mesi specie al nord non è piovuto e poi abbiamo raggiunto temperature di 3 gradi superiori a quelle storiche: quindi la carenza di acqua é elevatissima in un anno in cui a noi agricoltori viene chiesto di produrre di più per cercare di sopperire alle mancanze generate dal conflitto in Ucraina”.

Pubblicato da edizioni24

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