L’Arca di Noè, Speranza e la Boldrini: il Pd per vincere imbarca tutti (e affonda)

Il dibattito, signori, il dibattito. Sì, ma prima i candidati. Chi si offre? Stefano Bonaccini subito in griglia di partenza. Non vedeva l’ora. Da quanto scalpitava? Ora serve una donna. Le quote rosa, mi raccomando le quote rosa. Ok, c’è Elly dal cognome scioglilingua. Di più, di più. C’è pure Paola De Micheli. Femministe accontentate. Ora serve la voce critica. Eccola: Gianni Cuperlo. È fatta!

E ora il dibattito. Le idee, fuori le idee! Un attimo. Prima le regole. Voto online o gazebo vecchio stile? Meglio il secondo, meglio non darla vinta all’ex sardina di “Occupy Pd“. Che poi finisce davvero per occuparlo. Non possiamo però far la figura dei boiardi. E allora vai di compromesso. Voto online “nì”. Per pochi. Ma veniamo a sto benedetto dibattito!

Un attimo ancora. Prima facciamo fuori un punto f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e: la Ditta. La facciamo rientrare? Parliamone. Come lasciar fuori Pier Luigi Bersani, lo smacchiatore di giaguari? Le sue perifrasi ci hanno quasi fatto vincere le elezioni nel 2013. E poi Massimo D’Alema? Bonaccini, così smaccatamente orgoglioso di essere stato comunista, li vuole a bordo. E persino la Schlein, quella che voleva rottamare tutti, è d’accordo. Poco male se la Ditta sposta lo zero virgola e fa perdere voti tra i moderati. Tutti a bordo, cazzo!

Il dibattito, però. Non perdiamo di vista il dibattito, che sennò Repubblica ci rimane male… con tutte le paginate spese a invitare questo e quell’altro per discettare sul dna della sinistra. Ma, già che imbarchiamo la Ditta, un posticino per Roberto Speranza non lo troviamo? Ha passato (indenne) il guado del Covid. Nemmeno la commissione d’inchiesta lo spaventa. Ma gli elettori? Ormai hanno il callo. Abbiamo spianato la strada accogliendo a braccia aperte le virostar. Ci manca giusto Antonella Viola. Ma è troppo impegnata nella crociata contro il vino. Speranza, dunque. Cosa chiedere di più? Metterà in ordine il Pd a suon di Faq.

Ancora un punto prima di entrare nel vivo del dibattito: il nome. Serve un restyling estremo. Lo cambiamo? Da Partito democratico a Partito del lavoro. Acronimo: Padel. Ops, abbiamo un problema: ce lo vedete Orlando coi racchettoni? E allora PdL? Di male in peggio. Ci torniamo poi. A riscrivere lo statuto mettiamo Laura Boldrini, fresca di tesseramento. Articoli, asterischi e schwa andranno finalmente al loro posto. Niente più patriarcato, niente più prevaricazione maschista. Michela Murgia sarà soddisfatta. Mancano giusto gli Lgbtqia+. Ma Alessandro Zan è già in pista. Ripartiamo dai fondamentali. Senza fretta, eh. Tempo al tempo.

Già che ci siamo… mettiamo sul fuoco qualche tema. Così, per dare verve al dibattito. Sull’accoglienza, per esempio, che si fa? Mmm, visto lo scandalo Soumahoro, meglio frenare un po’. E sulla legalità? Mmm, meglio sorvolare. Che sennò ci ricordano le mazzette degli emiri. Stiamo schisci. Prima delle primarie, dopo tutto, ci sono le amministrative. E già così, sondaggi alla mano, rischiamo un bagno di sangue!

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