L’Antimafia divisa sulle indagini. E intanto De Raho resta al suo posto

By Lodovica Bulian

«C’è una certa lentezza dovuta alla complessità della situazione, ma abbiamo la massima determinazione nell’andare avanti per cercare la verità», sono le parole di un membro della Commissione Antimafia dove è finito il caso del presunto dossieraggio alla Dna su cui indaga la Procura di Perugia. L’iter delle audizioni procede ancora bassa velocità a causa dell’udienza del Tribunale del Riesame fissata per il 12 novembre, in cui i giudici decideranno sulla richiesta dei pm di arrestare i due principali indagati, il finanziere Pasquale Striano e l’ex magistrato che era in servizio alla Dna, Antonio Laudati. Una misura grave che potrebbe irrompere clamorosamente nel procedimento giudiziario.

Non è ancora terminata, a quanto si apprende, la testimonianza di Giovanni Russo, attuale Capo del Dap, ma già in servizio all’Antimafia all’epoca dei fatti. Russo, che è del tutto estraneo alle indagini, era coordinatore del Servizio di contrasto patrimoniale, nel cui ambito c’era anche l’ufficio Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), dove lavorava Striano. Il tenente è accusato di aver scaricato in modo abusivo migliaia di file riservati dalle banche dati non solo della Dna ma anche della Guardia di Finanza e di averne mandati circa 800 a due cronisti del quotidiano Domani. Terminata l’audizione di Russo, la priorità della Commissione è di convocare Cantone, ma solo dopo il 12 novembre, quando si sarà espresso il Riesame. Il Procuratore era già stato audito a marzo e aveva rivelato il «verminaio» scoperchiato grazie alla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto. I membri della Commissione antimafia invece sono divisi sull’opportunità di sentire anche i due indagati, per «rispetto istituzionale» verso l’autorità giudiziaria a cui Striano e Laudati non hanno voluto rispondere negli interrogatori. In molti sottolineano che ascoltarli in Commissione sarebbe fuori luogo e potrebbe indisporre i magistrati in una fase delicata in cui le indagini non si sono concluse ma sono ancora in corso. Tanto che, di fronte alla richiesta dello stesso Laudati di essere audito per spiegare la sua versione, la presidente Chiara Colosimo ha risposto negativamente. Restano le polemiche sul vice presidente Federico Cafiero De Raho, che all’epoca dei fatti contestati a Striano era Procuratore nazionale antimafia. De Raho non è indagato ma è accusato dai colleghi di essere in conflitto di interesse essendo parte della Commissione. I partiti di maggioranza gli chiedono le dimissioni. Nessun passo indietro, ma nelle due audizioni di Russo, De Raho ha deciso di non essere presente per evitare ulteriori attacchi. «I nuovi elementi rendono sempre più pressante una domanda: davanti a un’attività di tali dimensioni, come può l’allora capo della Procura nazionale Antimafia Cafiero De Raho continuare a fare finta di nulla, rimanere in silenzio e non sentire l’esigenza di offrire dei chiarimenti?», si chiede Raffaella Paita, Iv.

C’è chi suggerisce che andrebbe convocato l’ex magistrato in Commissione. Impossibile per regolamento, come evidenzia lo stesso Cafiero De Raho: «Le regole sono quelle che già hanno diffuso, finché non cambieranno le regole non so come andrà…».

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