L’affondo di Salvini alla Open Arms: “Poteva andare altrove ma decise di attraccare in Italia”

By Pasquale Aveta (per ith24)

Non ci sta il leader della Lega Matteo Salvini, che al Senato della Repubblica, deposita la sua difesa sulla Open Arms, dove lo vede accusato dal tribunale dei ministri per sequestro di persona. Dopo Gregoretti anche Open Arms, e se la matematica non è un opinione ci manca la terza accusa per poter scrivere: non c’è due senza tre.

La Pro-Activa Open Arms ad agosto arrivò in Italia dopo una lunga trattativa con i Paesi europei. La nave fu tenuta in stand-by per alcuni giorni, prima di  far sbarcare sul suolo italiano i migranti a bordo. Oggi Salvini ha depositato la memoria difensiva alla Giunta per le immunità di Palazzo Madama difendendo con le unghie e con i denti il suo lavoro: “L’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo. Con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza. È sicuramente lo Stato di bandiera della nave che ha provveduto al salvataggio che deve indicare il Pos. Nei casi di operazioni effettuate in autonomia da navi ong. “Il comandante ha deliberatamente scelto l’Italia quale luogo di attracco e sbarco”. Infatti, si legge nella memoria, il comandante ha rifiutato il Pos concesso dalla Spagna il 18 agosto. E addirittura rifiutato l’assistenza offerta dalla Capitaneria di Porto italiana che si era detta disponibile ad accompagnare la nave verso la Spagna. Prendendo a bordo alcuni immigrati. In più, la stessa Spagna aveva inviato verso Lampedusa l’unità Audaz per dare assistenza alla Open Arms (18 agosto). È quindi paradossale affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona.

Del resto non si capisce perché la meta preferita delle Ong straniere, debba essere sempre e comunque l’Italia.

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