L’affondo della Meloni sul Lockdown voluti da Conte: “Troppo tardi ha chiuso tutto e troppo tardi ha riaperto”

«Dalla pubblicazione degli atti del Comitato tecnico scientifico emerge che il lockdown dell’intera nazione era ingiustificato».

Lo puntualizza in un post su Facebook Giorgia Meloni. «Anche se la propaganda filogovernativa prova a salvare la scelta di Conte dicendo che anche Meloni e Salvini chiedevano la chiusura totale, la verità è che Fratelli d’Italia già lo scorso aprile, attraverso il suo Ufficio studi, presentava in conferenza stampa un dossier dove si chiedeva di circoscrivere il lockdown alle sole zone rosse e di riaprire le scuole».

«Il lockdown generalizzato», prosegue la leader di FdI, «lo abbiamo chiesto di due settimane, dieci giorni prima che il governo lo facesse, quando ancora non si conosceva il nemico contro cui combattevamo e non c’erano i dati, proprio perché il governo avesse il tempo di isolare i focolai e studiare cosa stava accadendo. Anche allora non siamo stati ascoltati – non c’è da stupirsi visto che Conte, a quanto pare, non ascoltava nemmeno gli esperti – e sappiamo come è andata a finire».

«Con la stessa serietà, appena sono diventati disponibili dei dati statistici, Fdi», rivendica ancora Giorgia Meloni, «si è messo ad analizzarli con attenzione, pur non avendo tutto l’arsenale di tecnici del governo, e abbiamo coraggiosamente detto le cose come stavano, chiedendo ancora una volta a Conte di ascoltarci. Se ci avessero ascoltato quando a fine aprile rendevamo noto il nostro studio, chiedendo di riaprire le attività produttive e le scuole in molte parti d’Italia, avremmo risparmiato agli italiani altre settimane di lockdown e alla nostra economia decine di miliardi di perdite».

«Il lockdown è stato fatto tardi e in gran parte d’Italia si è riaperto tardi. Questa è la verità che ognuno può riscontrare andandosi a rivedere la conferenza stampa e il dossier pubblicato. La rete», conclude la Meloni, «non dimentica, il 29 aprile scorso, tramite il nostro Ufficio studi, scrivevamo: “Una serie di dati che portano ad alcune considerazioni: in primo luogo prevedere forme di tutela dei più anziani e misure precauzionali per gli over 60.

A sua volta la diffusione non uniforme sul territorio nazionale porterebbe a considerare non sensato chiudere le attività produttive e bloccare l’intera nazione, ma piuttosto differenziare le zone rosse nelle quali l’epidemia è molto diffusa, da quelle dove il virus è poco presente, con diversi livelli di restrizioni.

Una soluzione maggiormente sostenibile dal punto di vista economico e di sostegno pubblico che non la chiusura generalizzata. Fuori dalle zone rosse, invece, riapertura di tutte le attività produttive e commerciali, senza distinzione, attraverso un protocollo di sicurezza stabilito dallo Stato. Infine, prevedere anche la riapertura delle scuole prima possibile visto che dai dati appare ingiustificato il perdurare della sospensione didattica”».

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