Lady Soumahoro spalle al muro, ha mentito su tutto: stipendi, buste paga, firme e sms, i documenti che la inchiodano sono incontrovertibili

Smascherata su tutta la linea lady Soumahoro. Non ci hanno messo molto i giudici di Latina a scoprire il bluff di Liliane Murekatete,moglie del deputato di Verdi e Sinistra italiana, Aboubakar Soumahoro; e a rigettare la richiesta di sospensione del provvedimento di interdizione nell’inchiesta sulle coop Karibù e Aid. Mentre lei si sgolava di non aver avuto ruoli nella cooperativa in quanto era in gravidanza, i magistrati hanno ritrovato documenti gestionali firmati da lei  e riscontrato come la stessa abbia percepito lo stipendio regolarmente dal 2018 al 2021. Si aggrava la sua posizione.

La sua presenza sarebbe riscontrabile da alcune firme sui documenti in mano agli inquirenti. Il gip ha rimarcato che anche in gravidanza, Liliane ha continuato a partecipare a tutte le attività. La battaglia adesso si sposta davanti ai giudici del Riesame. Da sempre LilianeLiliane Murekatete – ricostruisce la vicenda il Giornale – sostiene estraneità nella gestione della cooperativa. Ma già qualche settimana fa emersero gli screenshot di alcuni messaggi scambiati con ex dipendenti che indicavano come fosse pienamente cosciente di quanto accadeva nella cooperativa; in particolare per quanto concerne le fatture non pagate.

Lady Soumahoro avrebbe mentito poi su un’altra  vicenda, quella delle foto hot pubblicate qualche settimana fa e rilanciate online da diversi siti web. Lei ha sostenuto di non aver mai dato il consenso alla pubblicazione di quegli scatti. Versione opposto a quella del fotografo, Elio Leonardo Carchidi, che ha detto di essere in grado di dimostrare, carte alla mano, che aveva tutte le autorizzazioni.

Perdono consistenza i documenti consegnati dalla moglie di Abuobakar Soumahoro ai suoi legali e ai magistrati di Latina. Il gip, nelle motivazioni di rigetto dell’istanza, “ha sottolineato come non sia possibile revocare il provvedimento cautelare; in quanto Liliane sarebbe stata consapevole e attiva nella partecipazione del meccanismo fraudolento”, ricostruisce il quotidiano diretto da Minzolini. Il giudice Giuseppe Molfese ha messo in luce un probabile sotteso interesse economico perché la donna ha continuato ad essere pagata dalla cooperativa Karibù.  Il tentativo di difesa di dirsi estranea all’epoca dei fatti contestati cozza quindi con lo stipendio ricevuto e con le firme apposte sui documenti che ora sono in mano agli inquirenti. Con buona pace dei suoi difensori d’ufficio, Laura Boldrini e Concita De Gregorio

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