L’abito non fa il Monaco, preside antimafia arrestata, l’ultimo sfregio dall’inchiesta: cibo scaduto ai bambini. Il caso del burro ri-datato

Sembra non esserci fine allo sfregio perpetrato dalla preside antimafia Daniela Lo Verde, donna-simbolo dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen di Palermo. Una dirigente scolastica caduta dagli altari delle onorificenze – il suo nome compare tra quelli omaggiati del titolo di cavaliere al merito dal presidente Mattarella – ai disonori della cronaca. Come noto, la donna è finita ai domiciliari nell’ambito di un’indagine per peculato e corruzione che coinvolge insieme anche diversi suoi collaboratori. Eppure dall’inchiesta continuano ad emergere dettagli sul sistema che la Lo Verde avrebbe adottato nell’istituto, con la complicità di alcuni prof, per sottrarre denaro. Cibo, e chi più ne ha, più ne metta, tra pc, tablet e smartphone destinati agli alunni e acquistati con i fondi dei finanziamenti europei.

Infatti, stando a quanto riporta la Repubblica Palermo e rilancia il sito di Open sulle indagini a cui stanno lavorando «gli inquirenti della procura europea Geri Ferrara e Amelia Luise», non solo la dirigente controllava il cibo destinato alla mensa scolastica degli alunni dell’istituto di cui era a capo, stabilendo cosa riservare a loro e cosa tenere per sé, ma sembra anche che, in attesa di decidere, gli alimenti rimanessero nel suo ufficio anche per mesi. E naturalmente, nel frattempo scadevano. Così, sempre secondo gli inquirenti, a quel punto i suoi collaboratori cancellavano la data di scadenza dai prodotti, per poi utilizzarli tranquillamente nelle pietanze che finivano nei piatti degli alunni a mensa. In particolare, allora, l’edizione siciliana di Repubblica si sofferma su un episodio che risalirebbe al 31 agosto scorso, legato a del burro scaduto da 11 giorni

Burro “riabilitato” da una nuova di scadenza e utilizzato, secondo quanto riporta il quotidiano, per un progetto scolastico. Un «Pon cucina» che coinvolgeva moltissimi bambini del quartiere. Durante la preparazione, stando alla ricostruzione giornalistica citata – rilanciata dal Tgcom 24 –, lo staff ha realizzato che l’alimento mancava. Così i collaboratori della preside antimafia avrebbero pensato di attingere al frigo dell’ufficio della dirigente. «Vuoi vedere se questo burro è scaduto?», chiedeva una prof amica della dirigente, secondo quanto emergerebbe dalle intercettazioni. «Sì, 20 agosto… è perfetto», rispondeva una collaboratrice. Confortata alla fine anche dalla rassicurazione della preside: «Si può usare». «Spero che non lo vede», aggiungeva poi la collaboratrice, riferendosi alla prof che gestiva il progetto. «Esatto. Ma guarda, glielo apro io… Prendi il burro. Eccolo», rispondeva ridendo un’altra donna. Tutto alle spalle di chi quel burro scaduto e ri-datato lo avrebbe usato con alunni e bambini della zona…

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