La variante indiana approda in Italia. Zaia: “Primi casi in in Veneto”. Crisanti lancia l’allarme

L’incubo arriva in Italia. E’ allarme per i primi due casi di variante indiana. “In Veneto abbiamo registrato i primi due casi  all’Ulss Pedemontana di Bassano: si tratta di padre e figlia,rientrati probabilmente dall’India, per cui è stata confermata la variante indiana”. E’ stato lo stesso  presidente del Veneto, Luca Zaia, a dare la notizia che mai avremmo voluto sentire, nel corso del punto stampa. Da parte sua l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin ha spiegato che padre e figlia “sono in isolamento fiduciario a casa, con sintomi ma non gravi”. Zaia ha poi annunciato: “Abbiamo anche due casi in valutazione per una eventuale conferma che si tratti di variante indiana”.

Quindi ha sottolineato Zaia, “le varianti ormai sono migliaia, e prima o poi arrivano tutte. Affrontiamo giorno dopo giorno questi aspetti, e andiamo avanti”. C’è la sensazione che il blocco del traffico aereo dall’India verso l’Italia, firmato domenica 25 aprile, da Roberto Speranza, sia arrivato con qualche giorno di ritardo. Alle cattive notizie si aggiunge il giudizio preoccupato  del virologo Andrea Crisanti, giunto non appena si è diffusa la notizia dei primi due casi italiani. “Se la variante indiana di Sars-CoV-2 è stata trovata in Veneto, vuol dire che è già ampiamente diffusa anche altrove. Perché il nostro Paese ha una bassissima capacità di sorveglianza; non ha la sensibilità necessaria per intercettare tempestivamente” i mutanti.

Il virologo dell’università di Padova ritorna sulle posizioni sempre espresse:  “Io sono mesi che dico che bisogna creare un sistema di sorveglianza adeguato in Italia, che ancora non c’è”. “Il problema è che – chiarisce all’Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – tutte queste nuove varianti rappresentano una minaccia:  sia alle riaperture, per le quali è già un problema la variante inglese; ma sono una minaccia anche al programma di vaccinazione. Vanno monitorate e noi ancora non abbiamo la capacità per farlo”.

Nulla di buono all’orizzonte. “Quella indiana – prosegue Crisanti – sembra una variante che ha un’elevata capacità di trasmissione. E, sulla base delle mutazioni che la caratterizzano, potrebbe avere anche una certa resistenza al vaccino”. Se fosse confermato questo aspetto “si abbasserebbe la soglia di protezione. Ciò significa che: se una persona vulnerabile è protetta dall’infezione da variante inglese/europea, con questa potrebbe non esserlo altrettanto e fare una malattia più grave”.

Il problema, però, per Crisanti “è generale”. Il dramma dell’India “non si può spiegare solo con carenze strutturali. Non è solo questa la questione. Al di là della situazione sanitaria particolare, può accadere ovunque e lo abbiamo visto: laddove c’è trasmissione elevata del virus, c’è più probabilità che emergano varianti. E, se si aggiunge anche il vaccino, il rischio è che si creino varianti resistenti” alle iniezioni scudo. L’ideale per Crisanti, quindi, “sarebbe vaccinare in una situazione di chiusura.  Invece noi stiamo facendo l’opposto. E’ impressionante. Incredibile”. Per questo vietare l’ingresso dall’India, come ha ordinato il ministro Roberto Speranza, conclude Crisanti, serve ma non basta: “Bisogna mettere in quarantena vigilata obbligatoria”.

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