La sinistra come Willy il Coyote, sempre a caccia dell’ombra di Giorgia Meloni

By Vittorio Macioce

Willy il Coyote è un genio incompreso, un po’ come si sentono tanti intellettuali della sinistra italiana. È, proprio come loro, astuto e ingegnoso, tenace fino allo sfinimento. Non si arrende alla sfortuna e va avanti anche se i conti della democrazia lo vedono sconfitto. Il Coyote passa i giorni a inseguire, con la speranza di catturarlo, il maledetto Road Runner, che qui in Italia conosciamo come Beep Beep, un pennuto velocissimo che da lontano può sembrare uno struzzo ma che in realtà tiene fede al proprio nome. È infatti un roadrunner, nome scientifico Geococcyx californianus, e vive in genere nel sud-ovest degli Stati Uniti. Quasi tutti comunque hanno un o una Beep Beep da inseguire come un’ossessione, a cui dare una forma per sopravvivere alle inquietudini, alle paure, al disprezzo incurabile che prima di tutti si nutre verso se stessi. C’è chi ha un roadrunner, chi una balena bianca, chi l’ombra di Giorgia Meloni.

Willy non si risparmia mai e ci prova in qualsiasi modo. È pronto a immaginare qualsiasi trappola o manufatto per incastrare il biondo Road Runner. Alcune cose le costruisce da solo, altre le prende dall’azienda super accessoriata ACME, che vende prodotti di ogni tipo, catapulte e lanciarazzi, dinamite ed esplosivi, gabbie, reti, buchi finti dipinti nella roccia, esche, trampolini e molle giganti, procure, maldicenze e inchieste più o meno maleodoranti, tutti con la garanzia di raggiungere il risultato nel 99% dei casi. È quell’uno per cento che ti frega e alla fine Willy finisce sempre con il farsi male, precipitando da altezze incommensurabili o vittima dei suoi stessi marchingegni. L’aspetto simpatico, che ti avvicina alle disavventure del povero coyote, è la meticolosità sfigata con cui si inventa strategie in apparenza infallibili. È incredibile e frustrante come qualcosa alla fine possa andare storto.

Willy non dialoga. Non ha nulla da dire direttamente a Beep Beep, ma quello che ha da dire lo fa con una serie di cartelli che dissemina ovunque. Qualcuno potrebbe pensare che il caro e vecchio coyote incarni la determinazione umana contro un destino beffardo. Non è detto che sia così. Il sospetto è che dopo anni e anni la missione di Willy non porti a nulla. Non c’è alcuna metafisica. Non c’è alcuna filosofia politica. È solo ostinazione e pregiudizio. L’unica ragione di tanto sforzo è l’incapacità di riconoscere l’altro come controparte legittima dello stesso gioco. È paradossalmente il rifiuto della sconfitta, come idea e possibilità, che porta Willy il Coyote, diventato ormai odioso, a perdere senza speranza.

Cosa accadrebbe se riuscisse finalmente a distruggere Beep Beep? Ecco il finale sconfortante. Senza Road Runner il buon Coyote non sarebbe nulla: ha passato tutta la vita a rincorrerlo che ha dimenticato perfino il proprio nome.

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