La sberla della Svezia alle rifugiate ucraine, le tratta da prostitute: “Vestitevi scostumate”. I loro vestiti offendevano i migranti islamici

“Vestitevi, scostumate”: sono state accolte come peggio non si potrebbe alcune profughe ucraine che hanno cercato rifugio dalla guerra al loro arrivo in Svezia. Uno pensa presumibilmente ad un Paese dai costumi liberi, disinvolti, dallo stile e dai costumi non dissimili dalla loro terra d’origine. Invece le ucraine sono state ricevute malamente, con astio quasi, e con una ceta dose di avversione. Si dà il caso, infatti, che siano arrivate al centro di accoglienza Galaxen, a Olofström, nel sud della Svezia, che ospita diversi migranti di cultura islamica. Così, appena giunto, al gruppo di donne ucraine sono stati subuto dati degli altolà in barba alle regole e ai toni con cui di dovrebbe gestire l’accoglienza. Sono state rimproverate  e invitate a vestirsi “come si deve”: vietati – è stato detto loro- indossare “abiti leggeri e troppo occidentali, per “non provocare” i migranti di cultura islamica già presenti”.

A diffondere questa bizzaarra e poco civile modalità di ospitalità è stato il quotidiano online svedese Nyheter Idag. La notizia è stata poi rilanciata da Libero.Secondo il giornale, le rifugiate ucraine avrebbero avuto un colloquio “informativo” prima di prendere posto all’interno del centro di accoglienza. E già questo modo di procedere è quantomeno bizzarro. O ospiti non ospiti. Chi viene dai fronti di guerra magari non ha avuto il tempo di rifarsi un guardaroba “politicamente corretto”, rispetto ai canoni estetici di altri rifugiati e di altri migranti. Una volontaria del centro di accoglienza svedese, Gitana Bengtsson, avrebbe riferito a Sverige Radio: ” prima di essere costrette a coprirsi e a mettersi degli abiti più castigati, le rifugiate ucraine erano «vestite come noi». «Se queste donne vivessero in città, nessuno avrebbe detto loro come vestirsi», ha aggiunto Bengtsson. “Nel centro per rifugiati.invece, sono state subito additate come prostitute; e obbligate ad “adeguarsi” per non offendere la sensibilità degli islamici lì presenti : sarà vietato per loro  indossare gonne, shorts, camicie trasparenti. Insomma ogni sorta di indumento che lascia troppo visibili le parti del corpo, braccia, gambe.

Che la Svezia ultimamente non sia il “paradiso” tanto decantato era emerso da un rapporto sempre del  Nyheter Idag: il quale raccoglieva le paure delle donne ucraine  in merito a un loro possibile trasferimento in Svezia. Il quotidiano online dava conto di un clima condizionato dall’immigrazione di massa di cultura islamica; “dalla violenza delle gang multietniche di Stoccolma, di Malmö e di Göteborg; dall’aumento esponenziale delle sparatorie che hanno trasformato l’ex paradiso nordico in un inferno”. Il rapporto segnalava una grande tensione sociale. Un clima avvalorato dall’esperienza di un volontario svedese, Jimmy Hemmingsson: molto attivo in questi mesi di guerra per aiutare i rifugiati ucraini a raggiungere il Paese scandinavo. Ebbene, la maggior parte dei rifugiati non aveva alcuna intenzione di salire sugli autobus destinati a Stoccolma perché temeva per la propria incolumità. Addirittura, una di loro avrebbe segnalato: «Avevano detto che la Svezia era un Paese sicuro, ma non mi sembra affatto».

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