La proposta dei presidi a Draghi: “Non è possibile rientrare in presenza. Ci vogliono almeno due settimane di Dad”

I presidi rispediscono al mittente – Governo e ministro Bianchi-  tutto il pacchetto delle decisioni contenute nel decreto del governo sulla scuola: l’obiettivo di “tornare nella aule in presenza e in sicurezza”, come ha spiegato il ministro, non è reale. Piuttosto degno di una realtà virtuale. Levata di scudi contro il tanto declamato rientro in classe, diventato un totem di Mario Draghi, ma di difficile realizzazione pratica. Il governo non ha usato il buon senso. Chi vive la scuola lo sa bene. Arriva dunque un appello urgente al Governo per la ripresa delle lezioni a distanza almeno per due settimane, rispetto alla riapertura delle scuole prevista per il 10 gennaio. Firmano questo appello centinaia di dirigenti scolastici.

Al governo sembra che la realtà quotidiana sia un optional. ”Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima, rischiosa e ad oggi già prevedibile- insistono i dirigenti scolastici-. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramentepreferibile ad una situazione ingestibile. Che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”, si legge nella lettera appello.  Con sano pragmatismo nell’appello si fa una descrizione della realtà che vivono studenti, professori, famiglie. ”A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze – scrivono i dirigenti scolastici -. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria; e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizioE. E quel chhe è peggio “nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima”.

“Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale Ata. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza”. Più chiaro di così. ”Aggiungiamo, ma è cosa nota, che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio. Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale”.

“Dopo la decisione del consiglio dei Ministri, sono scattate tutte le azioni che dovrebbero garantire un rientro in presenza: ma è solo una narrazione virtuale, spiacevole e incoerente. Scegliere di aprire le scuole è stata un delusione per i tanti che si aspettavano decisioni di buon senso più che di estetica istituzionale.

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