La politica dei due forni, Draghi a Erdogan: “Siamo partner e amici”. Ieri un dittatore, oggi un interlocutore prezioso

Ucraina, grano e molto altro. Ricco il menù della visita di Mario Draghi in Turchia, che si è conclusa con la firma di nove accordi bilaterali. “Siamo partner, amici e alleati”, ha esordito il premier in conferenza stampa. Dopo l’incontro con il presidente turco Erdogan ad Ankara. Che aveva definito un “dittatore”. E che oggi è diventato un interlocutore necessario. Nella complicata gestione internazionale della guerra russo-ucraina. La visita di Draghi in Turchia segna un rinsaldamento dei rapporti tra Roma e Ankara, che si erano increspati nell’aprile 2021. Quando il premier italiano, in seguito all”incidente della sedia (che aveva visto protagonisti Erdogan, Charles Michel e Ursula von der Leyen)  aveva appunto definito Erdogan un “dittatore. Assieme al premier anche  i ministri Luigi Di Maio, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese, Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani.

“Abbiamo davanti grandi sfide. A partire dalla guerra in Ucraina. E vogliamo lavorare insieme per affrontarle”. Così Draghi al termine del vertice intergovernativo. Dopo aver sottolineato la comune condanna dell’invasione russa, il sostegno a Kiev. E l’impegno in prima linea per la pace. “Italia e Turchia condividono l’appartenenza al Mediterraneo. Una comunità millenaria, un ecosistema unico e fragile. La nostra crescita, il nostro futuro dipendono dal rispetto dell’ambiente. E delle persone, in ogni ambito”. Draghi pensa soprattutto alla gestione dell’immigrazione. “Che deve essere umana ed efficace”, ha detto aggiungendo che l’Italia ha raggiunto il suo massimo di accoglienza. “Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un Paese che accoglie non ce la fa più”.

Un accordo tra Russia e Ucraina sul grano “ha un importantissimo valore strategico”,  ha aggiunto l’ex governatore della Bce. Perché “nel complesso degli sforzi per la pace sarebbe un primo atto di concordia, un primo tentativo di arrivare a un accordo. Per un fine che deve coinvolgerci tutti. Perché ne va della vita di milioni di persone nelle aree più povere del mondo”. Draghi ha ringraziato Erdogan per lo sforzo di mediazione sullo sblocco dei cereali fermi nelle città del Mar Nero. “Dobbiamo liberare al più presto queste forniture. E quelle di fertilizzanti. Per evitare una catastrofe umanitaria e sociale nei Paesi più poveri del mondo. Mi auguro che la Russia possa dare il via libera a questa iniziativa, anche come segnale distensivo per futuri negoziati di pace”.

Nella “nostra conversazione, abbiamo discusso anche dell’importanza del rispetto dei diritti umani. Ho incoraggiato il presidente Erdogan a rientrare nella Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne”, ha detto ancora il premier italiano. Sul tavolo dell’incontro a due anche il dossier Libia. “La stabilizzazione e la pace in Libia sono obiettivi prioritari dell’Italia e della Turchia. Abbiamo convenuto che dobbiamo fare tutto il possibile per raggiungere la pace e la stabilità. Il coordinamento tra paesi che hanno gli stessi obiettivi sarà ancora più stretto”. Dal suo canto Erdogan ha detto di essere “molto felice di ospitare il  mio amico signor Draghi, primo ministro dell’Italia, e la sua delegazione”. Quindi ha fatto ufficialmente le condoglianze all’Italia per la tragedia della Marmolada augurando che “i feriti guariscano il più presto possibile”. E ha dato ampie assicurazioni per lo sblocco dell’export di grano. “Noi cerchiamo di essere un intermediario. E, anche sotto l’ombrello delle Nazioni Unite, in una settimana, dieci giorni cerchiamo di arrivare ad un risultato”.

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