La faccia di bronzo delle Ong: la Louise Michel fa ricorso contro il fermo. Ma è già stata smascherata… E non lo sa ancora…!

Continuano a provarci le Ong, tanto a opporsi alla nuova legge italiana che ne regolamenta l’azione, quanto a passare per vittime. L’ultimo caso è quello della Louise Michel, la nave della Ong finanziata dall’artista Bansky, che ha presentato un ricorso contro il fermo amministrativo di 20 giorni. Il provvedimento è stato emanato dopo che una decina di giorni fa la nave, che aveva già effettuato un salvataggio, ha ignorato l’indicazione di recarsi nel porto sicuro di Trapani per lo sbarco dei migranti e ha continuato a effettuare soccorsi, in violazione del decreto.

Il team legale della Ong, come anticipato subito dopo il fermo, ora chiede al Tribunale di Agrigento che il provvedimento sia revocato e dichiarato illegittimo. “Durante il viaggio verso Trapani, abbiamo ricevuto diverse chiamate mayday relay sul canale di emergenza da un aereo Frontex che allertava tutte le navi nell’area di una barca in pericolo. In accordo con il diritto marittimo internazionale, l’equipaggio ha navigato verso la posizione data del caso di soccorso”, sostiene la Ong, aggiungendo che “non abbiamo fatto nulla di male” e che “non smetteremo di combattere fino a quando i diritti umani fondamentali di tutti non saranno rispettati”. “Tutte le azioni sono state conformi alle leggi internazionali e al rispetto dei diritti umani di chiunque si trovi in ​​difficoltà in mare. Quindi – avvertono gli avvocati – siamo pronti a contestare la detenzione e qualsiasi ulteriore atto emesso contro la nave o l’equipaggio”.

Guardia Costiera, però all’indomani delle operazioni di salvataggio messe in atto dalla Ong e del fermo amministrativo che ne è seguito, ha delineato uno scenario piuttosto diverso, soffermandosi non solo sulla violazione del decreto, ma sui rischi per i migranti che questo ha comportato. La Luoise Michel, infatti, si legge nella nota diffusa dalla Guardia Costiera, ha contravvenuto “all’impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendo invece su altre tre unità di migranti sulle quali, peraltro, sotto il coordinamento di Imrcc Roma, stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana”. “Le disposizioni impartite alla nave Ong, valutate le sue piccole dimensioni, erano altresì tese a evitare – ha spiegato ancora il Corpo – che la stessa prendesse a bordo un numero di persone tale da pregiudicare sia la sua sicurezza che quella delle imbarcazioni di migranti a cui avrebbe prestato soccorso”.

Inoltre, “la non osservanza delle disposizioni ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della Ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”, continua la Guardia Costiera. “A tale comportamento, che già di per sé complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi, si sommavano le continue chiamate dei mezzi aerei Ong che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”.

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