La buffonata continua: il rimpasto è più vicino, Renzi con la scusa del Mes vuole nuove poltrone

Il mini-rimpasto si avvicina. Forse. La rottura è tutt’altro che scongiurata a poche ore dal Consiglio dei ministri verità sul Recovery Fund, pomo della discordia nella maggioranza. Che potrebbe slegare Giuseppe Conte. O semplicemente sostituire qualche tessera nel puzzle dei ministeri.

Il Colle ha chiaramente fatto capire che, in caso di crisi di governo, l’ipotesi elezioni non è minimamente considerabile.

“Conte può stare al suo posto quanto gli pare, il problema è se restiamo al nostro posto noi“. E’ un Matteo Renzi molto aggressivo quello che fa il punto della vigilia a L’Aria che tira. “A me quello che interessa davvero è che si smetta di perdere tempo”. Il leader di Italia Viva non cambia copione. E ripete ancora quello che va dicendo da giorni. Un pressing asfissiante su Conte, che ha raggiunto l’apoteosi nell’ultimo vertice notturno. Quello dei lunghi coltelli. Sul tavolo dell’incontro il piano dei ristori, cioè, come spendere i 240 miliardi di euro che dovrebbero (il condizionale è sempre d’obbligo) arrivare da Bruxelles.

“Sei mesi fa chiediamo al governo di presentare il Recovery Plan all’Europa”, insiste Renzi. “Da sei mesi si continua a rinviare. Il documento presentato qualche settimana fa era semplicemente inguardabile. Stiamo solo chiedendo che si spendano bene i soldi dell’Europa. Se volete buttare questi soldi, fatelo senza di noi”. Sarà anche vero, come dice Goffredo Bettini, che neppure Renzi sa dove vuole andare, ma l’aria che tira non è buona per l’avvocato del popolo.

“Noi vogliamo portare a casa un risultato politico e non le poltrone”, insiste l’ex premier nel giorno del suo compleanno. Ma il piano sul Recovery non è l’unica richiesta renziana. Matteo ha bisogno di un riconoscimento politico per Italia Viva. Che, almeno stando ai sondaggi, non riesce proprio a decollare. Senza qualche medaglia preventiva Renzi non darà nessun via libera a un eventuale Conte ter. Quanto tirerà ancora la corda nessuno può dirlo. Anche perché – unico ragionamento che potrebbe farlo desistere dall’accendere l’incendio – il rischio di una crisi al buio è sempre dietro l’angolo.

Renzi vuole vedere le carte anche sui nodi politici che ha messo nero su bianco nel documento consegnato al pontiere Bettini. Grande mediatore della difficile trattativa all’interno della maggioranza.  ”Al momento non abbiamo avuto alcuna risposta da Conte su nessuno dei nodi politici che abbiamo posto, dal Mes alla giustizia ai Servizi”, dice un big di Italia Viva. Le poltrone no, non ci interessano, giura Renzi, ma qualche delega sì. Noblesse oblige. In serata si rincorrono sempre più voci su un possibile rimpastino. Che vedrebbe due renziani papabili per due ministeri di peso. Con l’esclusione dalla partita di Maria Elena Boschi. Che Renzi preferirebbe mantenere a presidiare Montecitorio.

Una delle ipotesi è il trasloco del dem Lorenzo Guerini dalla Difesa al Viminale (al suo posto subentrerebbe Ettore Rosato). La ministra Lamorgese verrebbe ricompensata, in questo caso, con l’assegnazione della delega sui Servizi segreti. Si parla anche di un ‘pacchetto’ di due-tre sottosegretari che potrebbero andare a incrementare il piccolo esercito renziano.

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