Israele da l’ok ai piani di battaglia: tensione al confine con il Libano

By Filippo Jacopo Carpani

Non si fermano gli sforzi degli Stati Uniti per evitare una guerra su vasta scala tra Israele e Hezbollah. Dopo la sua visita a Gerusalemme, l’inviato speciale di Washington Amos Hochstein è arrivato a Beirut dove ha incontrato il presidente del parlamento libanese Nabih Berri, che spesso funge da tramite tra la Casa Bianca e i terroristi filo-iraniani.

“L’obiettivo del presidente americano Joe Biden è evitare un’ulteriore escalation verso una guerra più grande”, ha dichiarato dopo il vertice. “Il conflitto lungo la Linea blu tra Israele e Hezbollah è andato avanti abbastanza a lungo. Persone innocenti stanno morendo, le proprietà sono danneggiate, le famiglie sono distrutte e l’economia libanese continua a declinare. Il Paese sta soffrendo senza una buona ragione. È nell’interesse di tutti risolvere il conflitto rapidamente e diplomaticamente”. Funzionari di alto livello di Washington hanno espresso il loro timore su una possibile escalation incontrollata lungo il confine settentrionale dello Stato ebraico. Secondo alcuni, gli attacchi in profondità di Israele potrebbero essere una preparazione del terreno in vista di operazioni su vasta scala, mentre altri hanno affermato che i continui lanci di missili di Hezbollah potrebbero causare incidenti che costringerebbero le Idf a rispondere. In ogni caso, Tel Aviv avrebbe bisogno del supporto americano per combattere questo conflitto. Sui tentativi di mediazione Usa si è espresso anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in audizione in Commissione esteri al Senato ha sottolineato la “preoccupazione” che la situazione in Libano desta nel governo. “Appoggiamo la mediazione Usa. Dobbiamo evitare la moltiplicazione dei piani di mediazione e mantenere un’unica iniziativa diplomatica coerente e realmente praticabile“.

Gli scontri tra le forze israeliane e i terroristi libanesi si susseguono quotidianamente dall’ottobre scorso. Nella seconda settimana di giugno, si sono intensificati a seguito dell’uccisione di un comandante di alto livello di Hezbollah nel sud del Paese dei cedri. In risposta, i miliziani filo-Teheran hanno aumentato i lanci di razzi verso il nord dello Stato ebraico. I combattimenti hanno causato decine di migliaia di sfollati su entrambi i lati del fronte, 400 morti in Libano e 26 in Israele. Il tentativo di distensione di Washington, però, potrebbe essere arrivato troppo tardi. In serata, linfatti, e Idf hanno annunciato di aver approvato “i piani per un’offensiva in Libano”. I militari hanno specificato che essi hanno avuto il via libera del dal capo del Comando Nord delle Idf, il maggiore generale Ori Gordin, e dal vertice della Direzione delle operazioni, il maggiore generale Oded Basiuk. Gli alti comandanti hanno anche preso decisioni riguardanti “l’accelerazione della prontezza delle forze sul terreno”.

Benny Gantz, leader di Unità Nazionale ed ex membro del gabinetto di guerra, ha inoltre riferito su X di aver detto a Hochstein durante il loro incontro che “il tempo sta per scadere per un accordo mediato a livello internazionale sul confine settentrionale”. Ha anche “sottolineato il mio impegno a rimuovere la minaccia che Hezbollah rappresenta per i cittadini del nord di Israele, indipendentemente dagli sviluppi della guerra a Gaza, e sosterrò qualsiasi decisione politica o militare responsabile ed efficace sulla questione proveniente dall’esterno del governo”. In più, i leader dell’estrema destra religiosa stanno facendo pressioni sul Netanyahu affinché venga adottata una soluzione bellica per far tacere i missili dei terroristi libanesi una volta per tutte.

Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Israel Katz, secondo cui “siamo molto vicini al momento in cui decideremo di cambiare le regole del gioco contro Hezbollah e il Libano. In una guerra totale, Hezbollah sarà distrutto e il Libano sarà colpito duramente”.

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