Iran, abolita la polizia morale a caccia delle donne senza velo. Ma i manifestanti sono scettici

Niente più polizia morale in Iran? Il procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato che l’istituto è stato abolito dalle autorità competenti. “La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura. Ed è stata abolita da chi l’ha creata”, ha detto ieri davanti alla stampa nella città santa di Qom. La notizia è riferito dall’agenzia di stampa Isna.

Ma al Jazeera smentisce lo smobilitamento delle truppe alla ricerca delle donne senza velo.  “Non ci sono conferme sul fatto che il lavoro delle unità di pattugliamento. Ufficialmente incaricate di garantire la ‘sicurezza morale’ nella società sia effettivamente terminato”.  “Nessun funzionario della Repubblica islamica dell’Iran ha detto che la Guidance Patrol è stata chiusa”. Ha precisato poi la tv di stato iraniana in lingua araba Al-Alam. Citata da Cnn che ha chiesto un commento ufficiale al ministero dell’Interno di Teheran

Diffuse dall’agenzia iraniana Isna e rilanciate da diversi media internazionali, le dichiarazioni di Montazeri hanno fatto il giro del mondo. Lasciando pensare a un gesto distensivo verso il movimento di protesta. Che ha ripreso a manifestare opo la morte della giovane Masha Amnini, per non aver indossato correttamente il velo  obbligatorio. Insomma le parole del procuratore iraniano vanno prese con prudenza. A molti analisti, come l’esperto di Medio Oriente Arash Azizi, sono parse “nella migliore delle ipotesi quanto meno poco chiare”.

Intanto, da lunedì i manifestanti hanno convocato tre giorni di scioperi mentre si aggrava il bilancio della repressione messa in atto del regime. Secondo gruppi per i diritti umani si è arrivati ad almeno 470 morti di cui 64 minorenni. La cosiddetta ‘polizia morale’ viene da lontano. Dopo il 1979, i ‘Comitati rivoluzionari islamici’ sotto le Guardie della Rivoluzione  hanno istituito pattuglie per far rispettare il codice di abbigliamento e la “morale” in Iran.

La polizia morale è stata creata dal Consiglio supremo della Rivoluzione culturale sotto il presidente Mahmoud Ahmadinejad. Obiettivo: “diffondere la cultura della decenza e dell’hijab”. E far rispettare anche con la forza il rigoroso codice di abbigliamento. Che impone a tutte le donne – iraniane e straniere, musulmane o no – non solo di coprire il capo col velo. Ma anche di non indossare pantaloni attillati o scoprire le gambe. Chi viola il codice rischia l’arresto. Sotto la presidenza di Hassan Rohani, l’applicazione e i controlli del codice di abbigliamento erano stati allentati. Ma con l’arrivo al potere di Ebrahim Raisi, è tornata ad agire con durezza.

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