Ipocrisia totale del Movimento 5 Stelle: svendono tutto per i seggi

By Domenico Di Sanzo

I grillini sono sempre stati marxisti, ma tendenza Groucho Marx. Infatti, basta una frase del celebre comico statunitense per fotografare alla perfezione le evoluzioni spericolate del M5s. «Questi sono i miei principi, se non vi piacciono ne ho altri», è il fulminante aforisma, che potrebbe essere lo slogan più adatto per l’assemblea costituente dei Cinque Stelle, che ora entra nella fase finale.

Venerdì sera, l’ultima svolta. In una serie di report, pubblicati dalla società Avventura Urbana, sono state sintetizzate le proposte partorite dal gruppo dei trecento iscritti e simpatizzanti sorteggiati per dare vita alla seconda fase del confronto interno ai pentastellati. Leggendo il documento, si capisce che potrebbe cambiare tutto. Ma per non cambiare nulla. Ovvero con l’obiettivo di rimanere politicamente in vita, ancora in sella, presenti a Montecitorio e Palazzo Madama. Per scongiurare l’estinzione.

Ed ecco che viene in mente un’altra frase celebre, presa dal Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi», si legge nel romanzo. E sembra di entrare nella testa dei vertici del Movimento, che hanno pensato questa rivoluzione «dal basso». Nome, simbolo, due mandati, figura del Garante. I grillini potrebbero cambiare completamente volto. E sarebbe soltanto l’ultima delle mutazioni genetiche. Certo, la più radicale. Ma da inserire in una lunga serie di volteggi e giravolte. A partire proprio dalla collocazione politica, della forza fondata nel 2009 da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Che nasce «né di destra né di sinistra», poi vira sul sovranismo proprio con il primo governo Conte (foto), quello messo su insieme alla Lega di Matteo Salvini.

Dunque, con lo stesso attuale leader come premier, si passa alla sinistra tradizionale, con la fase del governo gialloverde, insieme al Pd. E Conte che, da emulo di Donald Trump, diventa «punto di riferimento fortissimo dei progressisti». I grillini non si sono fatti mancare nemmeno le larghe intese: governo Draghi, con la benedizione di Grillo. Infine l’attualità. Il M5s, dopo l’assemblea costituente e le regionali in Emilia Romagna e Umbria, si prepara a svincolarsi dall’abbraccio con il Pd di Elly Schlein. Un cambiamento che, però, ha più il sapore di una decisa virata a sinistra che di un ritorno all’equidistanza delle origini.

Conte vuole fare asse con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni per insidiare il Pd. Non a caso, nel documento diffuso venerdì, si parla di essere «progressisti indipendenti». Ed è solo l’ultima versione camaleontica di un Movimento che sopravvive modificando i suoi connotati. Dallo streaming alle riunioni top secret. Da «onestà-onestà» alle candidature per gli indagati. Da destra a sinistra. Da Grillo a Conte.

Proprio l’ex premier potrebbe mettere alla porta il fondatore. Il Garante che è ancora indeciso sull’inizio o meno di una contesa legale e che prepara un intervento bomba durante la due giorni finale della costituente, prevista per il 23 e 24 novembre.

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