By Tony Damascelli
Uno a uno non fa male a nessuno. In verità il pareggio tra Inter e Napoli soddisfa il resto della comitiva che si fa compatta, sei squadre in due punti, tutte con l’ambizione, il sogno, il progetto di fare il colpo. La classifica è stretta ma non deve illudere, chi propaganda il nostro campionato come il più aperto dovrebbe segnalare anche che tra la prima e l’ultima in classifica c’è un divario ridotto unico in Europa, valori medi, dunque.
Intanto la grande sfida ha retto per un tempo, due squadre solide con un paio di elementi in difficoltà, Lautaro e Lukaku di certo, l’argentino vuoto nonostante la compagnia di Thuram, il belga indisponente e inutile, una boa non più un boa, pareggio infine con un rigore calciato sul palo dall’infallibile Calhanoglu, rigore di quelli che piacciono agli arbitri e che non sono il football come da sempre abbiamo visto e inteso.
Le altre partite hanno offerto il tris di Atalanta-Fiorentina-Lazio che procedono con lo stesso passo, come la Juventus, discorso aperto nonostante qualche mese fa i venditori di fumo avevano già chiuso ogni dibattito, scudetto al Napoli di Conte. Il quale Conte non è riuscito comunque a battere, nelle due trasferte,né la Juventus,né l’Inter, sue ex ditte di lavoro, non sono il segnale di squadra dominante.
La giornata ha proposto l’ultima comica della Roma, sconfitta con il Bologna, Juric licenziato, depressione nel circolo romanista dei Verdone-Venditti-Ferilli-Vanzina, si parla di Mancini Roberto, reduce dal bingo contabile in Arabia, la rabbia aumenta perché la Lazio va forte, storie di un calcio periferico. Adesso la nazionale, contro Belgio e Francia, prive di Lukaku e Mbappé, peccato, viste le ultime esibizioni dei due sarebbe stato meglio averli in campo.