Inps, Tridico senza dignità ci prende per fessi: “Non ho deciso io di aumentarmi lo stipendio”. Il M5S (offende gli italiani) e grida al “gomblotto”

Pasquale Tridico si difende nel caso dello stipendio lievitato e, in pratica, rivela che è stato aumentato (quasi) a sua insaputa. O, comunque, non per sua iniziativa. Ma l’autoassoluzione si trasforma in un indice puntato contro il governo, nel quale i suoi sponsor del M5S sono impegnati nella strenua difesa di una posizione che appare indifendibile. Fino a evocare anche in questo caso il “gomblotto”.

“Mi ha sorpreso il modo in cui è stata trattata la vicenda, che soprattutto in rete ha scatenato centinaia di commenti sfociati anche in minacce e insulti alla mia persona. Ma a colpirmi è stato anche il fatto che nessuno mi abbia chiesto preventivamente una dichiarazione, con la quale avrei subito fatto chiarezza su molte cose”, ha scritto Tridico in una lettera al direttore di La Repubblica, nella quale evidentemente lo sforzo è quello di passare per “vittima” innocente della situazione. Tridico parla di “due falsi”. Il primo – scrive – è quello sulla retroattività dell’aumento. “Decorrerà – sottolinea – non da maggio 2019, bensì dal 15 aprile 2020, vale a dire da quando si è insediato il Cda e ne ho assunto la carica di presidente”. Il secondo falso – prosegue – “è che non è nei poteri del presidente o di qualsiasi altro organo dell’Istituto determinarsi i compensi“.

Tridico quindi fa una ricostruzione di tutte le tappe che hanno portato al contestato aumento, dal 22 maggio 2019, quando assume l’incarico, al 7 agosto 2020, quando un decreto del ministro del Lavoro e del ministro dell’Economia stabilisce i compensi al centro dello scandalo. Dalla lettera di Tridico a Repubblica, che suona come una vera e propria “memoria difensiva”, però emerge anche un altro dettaglio interessante. Si scopre tra l’altro, infatti, che gli emolumenti suoi e degli altri membri dei Cda di Inps e Inail “sono finanziati attraverso la riduzione di spese di funzionamento di Inps e Inail“, perché non dovevano comportare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Dunque, ricapitolando non solo Tridico conferma di aver avuto un consistente aumento di stipendio, ma chiarisce anche che per dare più soldi a lui li hanno tolti al “funzionamento” dell’ente che guida. Non solo, le sue parole pongono la vicenda tutta in capo al governo. E, sebbene siano stati coinvolti anche i ministri dell’Economia prima in quota Lega e ora Pd, è evidente che la “manina” è principalmente dei Cinque Stelle, suoi grandi e mai pentiti sponsor. Una ricostruzione nella quale il tentativo di Tridico di far passare l’aumento come un trionfo di morigeratezza suona un po’ come i tentativi del M5S di far passare le critiche  come un complotto.

Tridico, infatti, scrive che un software appositamente studiato per stabilire gli emolumenti “restituiva un compenso per il presidente Inps e per il Cda molto più elevato”. Per il presidente arrivava a 240 mila euro. Tuttavia i pauperisti ministri del governo giallo rosso lo hanno fissato ad appena 150mila euro. “La storia è questa”, conclude il presidente dell’Inps, mentre l’imbarazzo porta il M5s a sfoderare l’inossidabile repertorio dei momenti di difficolta. Solo per citare alcuni interventi: Vito Crimi ha parlato di “polemiche strumentali”; la senatrice Barbara Guidolin di “campagna denigratoria”; il senatore Primo di Nicola di “campagna indegna”. E poi, immancabile, è arrivata anche la recriminazione sul complotto.“La verità è che Tridico dà fastidio e deve essere eliminato per metter qualcun altro al suo posto”, ha scritto sulla sua pagina Facebook il deputato del MoVimento 5 Stelle Claudio Cominardi,guarda caso già Sottosegretario per il Lavoro del Governo Conte I.

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