
By Francesca Galici
Emergono nuovi dettagli sull’indagine che ruota attorno alla presunta organizzazione criminale dedita ai furti di informazioni sensibili e segreti dalle banche dati, tra le quali SDI delle forze dell’ordine, Serpico utilizzata da Agenzia dell’Entrate e guardia di finanza, Inps, dell’Anagrafe Nazionale e del Sistema Informativo Valutario. Tra gli indagati nell’inchiesta sullo spionaggio ci sono il banchiere-finanziere Matteo Arpe e Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio. Entrambi risultano indagati per accesso abusivo a sistema informatico in concorso. Secondo quanto emerso finora dalle indagini, Del Vecchio jr avrebbe commissionato ricerche di informazioni durante la complicata vicenda ereditaria della dinastia industriale che, attraverso Delfin, possiede azioni di Mediobanca, Generali, Luxottica e altre.
Ma sono stati inseriti agli atti anche i nomi dell’ex super poliziotto Carmine Gallo e del presidente della Fondazione Fiera Milano (completamente estranea all’indagine), Enrico Pazzali. Per loro, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici.Per Gallo, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, è stata mossa anche l’accusa di violazione di segreto d’ufficio e intercettazioni illecite. La sua società, Equalize, di cui è socio di minoranza insieme a Pazzali, è stata sequestrata insieme alla SKP, che conta tra i fondatori l’ex poliziotto Roberto Lombardi, 32 anni nelle forze dell’ordine prima di darsi al privato, e Daniele Rovini. A centro dell’inchiesta c’è, però, Equilize, con le ipotesi a vario titolo di associazione a delinquere, intercettazioni illegali, accesso abusivo a sistema informatico, corruzione e violazione di segreto. Equalize con 1,9 milioni di euro di giro d’affari e 648mila euro di utile nel 2023 si occupa di servizi di “gestione dati e informazioni commerciali” e “reti informatiche”, “investigazioni” e “verifiche dei sistemi di controllo”, management reputation.
Fra gli spiati e hackerati ci sono il presidente del Milan ed ex ad dell’Eni, Paolo Scaroni, il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, numerosi giornalisti come Giovanni Dragoni del Sole 24 Ore e Giovanni Pons di Repubblica. Tra gli obiettivi degli accessi abusivi a sistemi informatici alla ricerca di dati segreti e sensibili ci è finita anche Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, il presidente delle Camere penali, avvocato Domenico Caiazza, Ginevra Caprotti della dinastia imprenditoriale di Esselunga.
Tutto questo sarebbe avvenuto per “finalità di profitto economico e di altra natura”. Sono stati esfiltrati dati di esponenti politici ma anche di personaggi del mondo dello spettacolo, imprenditori e industriali, ma la lista pare sia particolarmente lunga. Il quadro dipinge una situazione in cui sussistono elementi che lasciano ipotizzare l’esistenza di un mercato delle informazioni con procacciatori e ricatti. Ci sarebbe anche un giudice attenzionato per aver effettuato un accesso. Gli accessi illeciti alle banche dati strategiche sono di “numero indeterminato e difficile calcolabile”, ha spiegato il procuratore di Milano, Marcello Viola, e avvenivano con la “collaborazione di pubblico ufficiali, operatori delle forze di polizia, infedeli“. È stata eseguita anche la parte patrimoniale della misura, “a fronte della considerazione che solo nell’anno passato sarebbero stati realizzati profitti per centinaia di migliaia di euro“.
È stata eseguita anche la parte patrimoniale della misura, “a fronte della considerazione che solo nell’anno passato sarebbero stati realizzati profitti per centinaia di migliaia di euro
“. Il fronte di maggiore interesse, ha aggiunto il procuratore, “sembra essere quello dell’imprenditoria e dell’economia. Al momento non vi sono emergenze di rilievo che portano al mondo della politica
“. Contro la determinazione del Gip di Milano che ha disposto quattro arresti domiciliari con braccialetto elettronico e due interdittive, la procura ha annunciato che procederà all’impugnazione perché il giudice, “pur avendo a nostro avviso riconosciuto il sostanziale fondamento dell’impianto accusatorio, non ha accolto integralmente la richiesta della procura, essendosi legittimamente determinato diversamente sia nell’individuazione per alcuni della tipologia di misura, sia nella valutazione dell’esclusione di esigenze cautelari per altri
“. Imoltre, ha aggiunto Viola, “stante l’assoluta peculiarità di questa vicenda, l’interesse pubblico di particolare rilievo e la difficoltà di fornire delle notizie in maniera chiara e corretta sotto tutti i profili, valuteremo la possibilità del rilascio formale di copia del provvedimento“.
Il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, definisce quello che è emerso dall’indagine come “un quadro molto allarmante, ma che esige grande prudenza nella valutazione”.
La mole di dati emersi dalle indagini, prosegue, “rende evidente che questa indagine richiederà molto tempo per delineare i contorni della vicenda
“. Il Copasir si muoverà per avere informazioni e, tra l’altro, si sta già occupando del tema della sicurezza delle banche dati con audizioni già previste.