Incontro dei leader Ue a Kiev, Draghi: “All’Ucraina sostegno incondizionato. La vogliamo nell’Ue”

È un «appoggio incondizionato» quello che Mario Draghi,Emmanuel Macron e Olaf Scholzhanno offerto all’Ucraina nel corso della visita a Kiev durante la quale hanno incontrato il presidente Volodomyr Zelensky.Con loro anche il presidente romeno Klaus Iohannis, che si è unito in mattinata alla delegazione dei leader europei.

«Oggi è una giornata storica per l’Europa. Italia, Francia e Germania, tre Paesi fondatori dell’Unione europea, e il Presidente della Romania sono venuti in Ucraina per offrire il loro sostegno incondizionato al Presidente Zelensky e al popolo ucraino. Un popolo che si è fatto esercito per respingere l’aggressione della Russia, per vivere in libertà» ha detto Draghi nel corso della conferenza stampa congiunta, tenuta al termine dell’incontro nel palazzo presidenziale di Kiev. «Siamo a un momento di svolta nella nostra storia. Il popolo ucraino difende ogni giorno i valori di democrazia e libertà che sono alla base del progetto europeo, del nostro progetto», ha detto ancora Draghi, per il quale «dobbiamo creare una comunità di pace, di prosperità e di diritti che unisca Kiev a Roma, a Parigi, a Berlino e a tutti gli altri Paesi che condividono questo progetto».

«L’Unione europea ha dimostrato e dimostra oggi una straordinaria unità nel sostenere l’Ucraina in ogni modo, così come è stato chiesto dal Presidente Zelensky», ha proseguito Draghi, sottolineando «la grande solidarietà dimostrata dagli italiani e dagli europei che hanno accolto nelle loro case gli ucraini che scappavano dalla guerra». La visita, ha quindi commentato il premier, «conferma inequivocabilmente il nostro sostegno, quello dell’Europa e dei nostri alleati», ha quindi commentato il premier.

Per Draghi «il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole per l’Ucraina lo status di candidata e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo». Un intento che Draghi ha spiegato essere condiviso anche dagli altri leader presenti: «Oggi tutti noi abbiamo detto che siamo pronti a sostenere le cause dell’Ucraina come candidata all’Ue nel prossimo Consiglio europeo. Siamo consapevoli che questo è uno sviluppo storico che richiederà una riflessione profonda sulle regole e sul funzionamento dell’Ue e richiederà una riflessione su tutti i Paesi, in particolare dei Balcani, che sono stati su una lista d’attesa per moltissimi anni prima di arrivare ad essere candidati all’Ue».

Il premier italiano ha quindi sottolineato che Zelensky, «naturalmente comprende che la strada da candidato a membro è una strada che dovrà vedere le riforme profonde della società ucraina e comprende che la via verso l’adesione all’Ue è un percorso, non un punto». «Ma il fatto che oggi siamo qui – ha aggiunto Draghi – è già un evento straordinario. Siamo qui per aiutare l’Ucraina a costruire il suo futuro, non solo la sua candidatura all’Ue ma anche la ricostruzione», ha proseguito spiegando che nel corso della visita a Irpin, prima tappa del viaggio a Kiev, «ho sentito orrorema ho sentito anche speranza.Speranza per la ricostruzione, speranza per il futuro».

«Vogliamo che si fermino le atrocità e vogliamo la pace. Ma l’Ucraina deve difendersi se vogliamo la pace, e sarà l’Ucraina a scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura», ha quindi avvertito Draghi, che sul tema della crisi alimentare ha parlato di un «dramma» che «si avvicina». «Ci sono due settimane per sminare i porti e il raccolto arriverà alla fine di settembre, sono scadenze che ci avvicinano inesorabilmente al dramma. Per evitare questo terribile evento occorre organizzare corridoi sicuri per il grano perché la crisi in Ucraina non deve mettere a repentaglio la sicurezza alimentare», ha aggiunto Draghi, auspicando una «risoluzione Onu» per risolvere la questione, ma sottolineando che «la Russia finora l’ha rifiutata».

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