By Gaetano Daniele
Parlare di regole e di leggi in Italia, soprattutto dopo lo scandalo carceri, e dopo il caso Luca Palamara, mette un po in imbarazzo. Poi se aggiungiamo che a parlare sono le Ong, allora siamo alla frutta.
Infatti, come volevasi dimostrare, Giorgia Linardi, portavoce SeaWatch in una intervista a Repubblica, cerca di convincerci che la loro missione è bella buona e solidale: “Di certo non li riconsegneremo mai ai libici. Continueremo a rivolgerci a Italia e Malta perché ci diano un porto, non abbiamo alternative. Chiediamo un’assunzione di responsabilità augurandoci che non si decida di lasciare le persone in mare per settimane, così come faceva Matteo Salvini, per giocare a braccio di ferro con l’Europa. Il soccorso in mare è un obbligo e si conclude portando la gente in un porto sicuro . Non abbiamo visto nessuna delle azioni di discontinuità con il governo precedente che ci attendevamo. Da Paese civile l’Italia non può rispondere alla richiesta di aiuto con iniziative legislative non in linea con il diritto internazionale”.
Ma che ha detto? Le solite frasi fatti e la solita ipocrisia di una sinistra alla continua ricerca di business. Per le Ong l’unico porto sicuro è l’italia. Malta ha sempre respinto i migranti. Gli altri paesi della comunità europea non hanno .ai mantenuto gli impegni assunti con l’italia. Le chiacchiere stanno a zero.
Infatti l’Italia ha dichiarato i suoi porti non sicuri. Ma per le Ong quel documento serve a pulirsi il cu**. Loro, le Ong, la legge se la scrivono da soli, in nome di una finta o presunta solidarietà.
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