Caro Daniele, lei per me è un punto di riferimento. La seguo in tutti i suoi articoli e, non le nascondo che mi rivedo in tutto quello che scrive. In merito al maliano ucciso alla stazione di Verona da un agente della polizia ferroviaria il 20 ottobre scorso, a quanto pare, come si evince dai filmati delle telecamere di sorveglianza, stava per colpire il poliziotto con il coltello. Poliziotto che era a un metro da lui quando l’immigrato è stato colpito al petto dal proiettile che ne ha causato la morte. Si sa anche che l’uomo aveva nello zaino un’altra lama. Ma la sinistra da giorni non fa che celebrare Moussa Diarra come fosse un martire. I progressisti continueranno a sostenere la tesi del povero immigrato innocente che ha trovato in Italia razzismo, crudeltà e morte o finalmente ammetteranno che questo tizio era altamente pericoloso per i nostri figli e che l’azione del poliziotto si è resa necessaria?
Grazie di cuore, Maria Ferraiuolo
Cara Maria, innanzitutto grazie per la fiducia, leggermi e/o leggere ith24.it, sarà una delle poche cose di cui non dovrà pentirsi. Ebbene sì, quanto emerge prendendo accurata visione delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza corrisponde perfettamente alla nostra ricostruzione dei fatti e alle nostre razionali e logiche ipotesi: Diarra aveva qualche ora prima, ossia durante la notte e ancora all’alba, aggredito e minacciato con il coltello agenti della polizia municipale e spaccato vetrine, azioni che configurano una condotta criminale e un comportamento assolutamente pericoloso per chiunque si fosse imbattuto in questo soggetto incontrollabile. L’agente che lo ha ucciso ha prima sparato due colpi di avvertimento e, quando ormai Diarra era a un passo da lui e anche meno, il poliziotto è stato costretto a colpirlo al petto, colpo mortale. Il fatto che il maliano avesse conservato nello zaino un altro coltello da cucina indica una intenzione incontrovertibilmente volta a compiere del male, a ferire, ad uccidere. I progressisti che ci propinano la storia del migrante misero e innocente, disagiato e infelice per colpa nostra, vittima di razzismo, di violenza, di fascismo, cosa avrebbero fatto se si fossero trovati davanti questo individuo? E se avessero ricevuto le sue coltellate? E se fossero stati accoltellati da quest’uomo? O se un loro familiare, un figlio, una moglie, un marito, un congiunto qualsiasi, fosse stato massacrato da Diarra, sfuggito già alle forze di polizia, questi avvocati del cazzo si sarebbero ancora stracciati le vesti in difesa del delinquente o forse avrebbero lamentato il mancato intervento dello Stato? Purtroppo funziona così: se una persona se ne va in giro con il coltello in mano e si lancia contro la gente, è facile che possa accadere, se la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza è efficace, che venga fatta fuori dalle nostre forze di polizia. Che piaccia o meno, questo è un successo dello Stato. Sarebbe stato un insuccesso se quell’uomo avesse conficcato la lama nelle carni dell’agente o di un passante, magari ammazzandolo o riducendolo in fin di vita, come è accaduto a Milano qualche mese addietro. Non si erano mai visti cortei e manifestazioni in difesa di un delinquente elevato al ruolo di martire dello Stato, del governo, degli italiani, di Salvini, di Meloni, peraltro con tanto di cartelli insultanti nei confronti della polizia, cartelli con i quali i nostri agenti vengono definiti addorittura assassini. Beh, basti vedere che hanno eletto al parlamento europeo una signora che ha tentato di ammazzare altre persone, per renderci conto in che stato comatoso ci troviamo. Ed è vergognoso che questo sia accaduto con il sostegno della sinistra nonché di uomini e donne che stanno dentro le istituzioni e che dovrebbero stare quindi dalla parte della legalità e non dalla parte di chi, con la scusa di essere disagiato, impugna il coltello e semina il terrore.
Il colore della pelle, la provenienza, la condizione economica e sociale non giustificano in nessun modo la violenza. Eppure noi ormai giudichiamo i reati con clemenza se vengono commessi dai neri e con intransigenza se vengono compiuti dai bianchi. Cara Maria, questo al mio paese si chiama razzismo, razzismo bello e buono. Quindi, cara Maria, se fossi stato al poliziotto avrei fatto la stessa cosa. Il finto vittimismo di queste persone ormai ha rotto i coglioni. I finti vittimisti di oggi, sono composti da puttane dichiarate da loro stesse e da ciò che fanno e da delinquenti. Sarò volgare, ma non uso mezzi termini per attribuire i fatti per come sono. Certo. Oggi, queste signorone e questi signorini del cazzo vogliono inculcarci quasi come se rapinatori e puttane siano l’acqua di rosa, e il turpiloquio siamo noi che non usiamo mezzi termini per attribuirgli ciò che sono. Si fottano! Per queste persone non deve esistere una seconda possibilità. Mai. Sempre dalla parte dell’Agente minacciato. Ale’.