Il vantaggio della terza dose: il Green Pass non scade e viaggi senza test

Una decisione non è stata ancora presa. Non ora, in piena corsa al Colle. Ma il prolungamento della durata del green pass sarà la prima questione che il governo dovrà affrontare non appena sarà eletto il presidente della Repubblica. L’esito appare scontato, dal momento che le certificazioni di chi ha fatto il booster a metà settembre cominceranno a scadere a marzo, se non si mette mano alle regole attuali, che dal 1° febbraio riducono la validità del pass a 6 mesi. Anche in contrasto con le norme degli altri Paesi europei dove vale 9. L’orientamento è quello di estenderlo senza limiti a chi ha completato il ciclo vaccinale, in attesa che l’Ema e l’Aifa si pronuncino sulla quarta dose. Una decisione che potrebbe non arrivare a breve, visto che si va verso la bella stagione quando si riduce la circolazione virale. E comunque prima si dovranno pronunciare gli scienziati.

Dal 1° febbraio scatterà inoltre l’ulteriore stretta che estende l’uso del green pass ad una serie di attività finora escluse dall’obbligo, come i negozi (tranne quelli che vengono beni essenziali), gli uffici pubblici, le banche, le Poste. Entro la stessa data gli over 50 dovranno aver completato il ciclo vaccinale primario, in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo per la categoria il 15 febbraio. La questione del certificato senza limiti temporali potrebbe essere discussa insieme a quella dell’alleggerimento delle regole sollecitato dalle Regioni in un documento consegnato al ministro Roberto Speranza. Sono argomenti su cui si sta lavorando a Palazzo Chigi. Anche ieri si sono svolte riunioni tecniche tra gli esperti del ministero e delle Regioni, nonostante le elezioni per il Quirinale rendano difficile ipotizzare una data per il prossimo Consiglio dei ministri. Per i governatori è tempo di semplificare le procedure anti-Covid. Il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini ne ha parlato con il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ed è d’accordo: «Dopo due anni di pandemia è corretto parlarne». Da tempo i governatori spingono affinché venga superato il sistema dei colori ed è probabile che verranno mantenute solo le zone rosse. Insistono inoltre affinché negli ospedali si distingua tra ricoverati «per» e «con» Covid. Ma è soprattutto il tema delle quarantene nelle scuole a stargli a cuore. Vorrebbero che fossero accorciate se non eliminate per gli asintomatici vaccinati con tre dosi. Una richiesta che difficilmente verrà accolta. «La pandemia sanitaria non può e non deve diventare anche una pandemia burocratica», dice il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, in pressing affinché si cominci a pensare come convivere con il virus, soprattutto in classe. Al momento le regole sono complesse e gli istituti faticano a stargli dietro. Tra l’altro i dirigenti scolastici lamentano lo scarica barile delle aziende sanitarie territoriali. Nel Lazio, per esempio, i presidi denunciano che i protocolli delle Asl delegano alle scuole, illegittimamente, le azioni di sorveglianza sanitaria. Tra le semplificazioni allo studio l’eliminazione del certificato medico per rientrare in classe: potrebbe presto bastare solo il tampone negativo. Per quanto riguarda il turismo, la stretta decisa con l’arrivo di Omicron, è stata allentata. Secondo l’ordinanza firmata ieri da Speranza, da febbraio i viaggiatori provenienti dai Paesi Ue potranno entrare in Italia con il solo green pass, senza tampone. Sono state prorogate inoltre le misure per i corridoi turistici, con l’aggiunta di nuove destinazioni (Cuba, Singapore, Turchia, Phuket in Thailandia, Oman e Polinesia francese).

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