Il Sindaco di Rieti manda al manicomio la sinistra: “Boia chi molla!”. Poi Cicchetti rimarca: “Ma quale fascismo” (Video)

Come un sol uomo è partita la carica della sinistra, dem in testa, alla ricerca spasmodica di avversari da additare al pubblico ludibrio. Di fascisti, veri o presunti, da combattere. Di pericolosi sovranisti nostalgici del ventennio da rieducare.

Così è bastata la frase ‘Boia chi molla!’, pronunciata in un comizio dal sindaco di Riet,i per scatenare la caccia all’uomo. Che non è un adolescente esagitato, ma un composto e colto signore. Antonio Cicchetti, classe 1952,  tre volte primo cittadino, è un politico di lungo corso. Prima esponente del Msi, poi di Alleanza nazionale, oggi nelle file di Forza Italia. Il fattaccio è presto descritto. Nel corso di un comizio elettorale a sostegno del candidato di FdI, Daniele Sinibaldi, il cui video sta facendo il giro del web, Cicchetti dal palco ha invitato a non mollare.

“Dobbiamo andare avanti col grido di battaglia che è sempre il solito: ‘Boia chi molla’”. La frase, neanche a dirlo, ha fatto innervosire Emanuele Fiano. Che non ha perso la ghiotta occasione per gridare all’untore. Insieme al parlamentare del Pd anche il presidente della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni. Entrambi hanno stigmatizzato l’accaduto come un attentato alla democrazia.

Cicchetti non si scompone per il clamore. “Fiano? Lui ha coda di paglia lunga un km, è l’unico di cui non mi interessa affatto il giudizio. Come anche di Perantoni, che non so neanche chi sia”. Politicamente scorretto? “Sì, lo sono, e guardi potevo pure ricandidarmi per la quarta volta…”. “Ripeto il mio era solo un invito a non mollare in campagna elettorale. Un insegnamento ai giovani, a non sentirsi sicuri della vittoria. A non trascurare la campagna elettorale, nulla più”.

Nessun nostalgia per il fascismo. Le tre parole che hanno portato alla crisi di nervi di Fiano & c. sono quelle che hanno infiammato la rivolta di Reggio Calabria, molti anni dopo la caduta del fascismo. “E poi io non sono neanche di Fratelli d’Italia, io sono di Forza Italia”, chiosa Cicchetti. L’ignoranza nel campo della gauche italiana è palpabile. A cominciare da Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. Che sui social parla di odioso motto fascista. “Da sindaco a sindaco: mi vergogno per te. Attendiamo subito da FdI e cdx presa di distanza netta e inequivocabile”. Roberto Morassut parla di caduta di stile.

La lista degli asini, che neppure sanno il partito di appartenenza del sindaco di Rieti, è lunga. Monica Cirinnà parla di parole inaccettabili. E di presunti riflessi pavloviani degli esponenti di Fratelli d’Italia. E di slogan che “richiamano al regime fascista”. L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato non è da meno. E si spinge a dire che Cicchetti offendere ‘i reatini e la Costituzione”. Da Fratelli d’Italia interviene  il capogruppo a Montecitorio. “Stupisce – dice Francesco Lollobrigida – che partiti che governano a livello nazionale con Forza Italia, partito del quale Antonio Cicchetti è esponente, tentino di coinvolgere in una astrusa polemica il giovane candidato sindaco Daniele Sinibaldi di Fratelli d’Italia”. Cicchetti non ha mai aderito al nostro partito – continua il capogruppo di FdI – e la sua esternazione non è rappresentativa della manifestazione di oggi.

Mario Landolfi fa notare l’abbaglio della sinistra. “‘Boia chi molla!’ non è uno slogan fascista, esattamente come non è fascista l’Inno a Roma’ di Giacomo Puccini”. Nonostante qualche tempo fa un ‘giornalone’ arrivò persino a immaginare che fu Mussolini in persona a lasciarlo in consegna a Giorgio Almirante. “Allo scoop il Duce oppose però un alibi di ferro: era già morto quando nacque il Msi. Ora – dice l’ex ministro delle Comunicazione – è invece il turno del sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti. ‘Reo’ di aver chiuso un comizio al grido di ‘Boia chi molla!. Purtroppo per i suoi detrattori, anche lo slogan incriminato preesiste al fascismo”.

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