Il ritorno di Toninelli & Co: chi rischiamo di rivedere alle Europee. Il M5S rivuole i suoi statisti

Attenzione potrebbero ritornare: Danilo Toninelli, Paola Taverna, Virginia Raggi, Buffagni, Fico, Vito Crimi, D’Incà, Fraccaro. Chiamano i “rinforzi”, entri l’artiglieria pesante: i big del M5S dopo la doppia disfatta lombardo-laziale chuiedono a gran voce nelle chat il ritorno dei “fuoriclasse”. Neanche fossero De Gaulle e Churchill. E’ tutto da ridere il dopo Regionali in casa cinquestelle. Abbiamo un problema.  Pensavamo di esseci liberati di una serie di politici di cui nessuno  ha più sentito la mancanza. Invece rischiamo di trovarceli in alto loco, nientemeno che in Europa. Per il prossimo appuntamento elettorale.

Lasciati al loro destino per via della regola dei due mandati, Toninelli & Company sono ora rimpianti. Molti tra i grillini li considerano alla stregua di savatori della patria pentastellata. La fonte è il Fatto Quotidiano: Conte «deve scegliere se rendere il M5S un vero partito, con rappresentanti territoriali a cui delegare davvero potere e non medaglie di latta»; e «capire se può ancora sostenere il vincolo dei due mandati, che Beppe Grillo non ha mai voluto cambiare. Per tacita convenienza dell’ex premier, voglioso di ricambio ma di cui quasi tutto il corpaccione del Movimento è stufo: “perché se candidiamo sconosciuti le preferenze non si prendono, e figurarsi alle Europee l’anno prossimo…”».

Ecco, Danilo Toninelli, Paola Taverna, Raggi, Buffagni, Fico, Vito Crimi, sono diventati la manna dal cielo. Santificati. Sono quelli che  “portano i voti”. Perché i voti il M5S li ha visti col cannocchiale. In Lombardia non sono arrivati al 4%. E nel Lazio, dove governavano insieme al Pd hanno preso un misero 8,5. Rimediando solo 4 eletti. E pensare che sognavano addirittura un sorpasso nei confronti del Pd. Secondo il Fatto, pertanto, c’è maretta all’interno del Movimento e l’opposizione a Conte mormora: «Giuseppe i due mandati non vuole toccarli. Ma sbaglia», confida un ex deputato.
«Abbiamo tenuto in panchina gente come Virginia Raggi, Paola Taverna o Roberta Lombardi, ma si rende conto?». Insomma, ne parlano come stelle del firmamento politico che tutti ci invidiano… Ironizza Libero che ha rilanciato il tam tam tra i grillini: “l’incubo si fa realtà. I grillini usciti dalla porta potrebbero presto rientrare dalla finestra”.

Ecco gli sono gli “statisti” che “rischiano” di essere premiati e andare in Europa. Roberto Fico, ex presidente della Camera, a Lucia Annunziata, parlando del Global Compact, confuse la parola “egidia” con “egida”. Sullo “stile” di Paola Taverna, stendiamo un velo. O ancora, Vito Crimi  improbabile “reggente” del M5s prima di Conte. Potremmo rivedere dj Fofò, l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, uno che ha tuonato, suscitando lo sdegno di Gaia Tortora: «Gli innocenti non finiscono in carcere»… Ma il “padre di tutti gli statisti grillini” è lui  Toninelli, ribattezzato il “ministro Gaffe”. I suoi scivoloni sono orami nella leggenda. Ebbene, potrbbero tornare tra noi…

Pubblicato da edizioni24

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