“Il reato non si applica…”. La bufala di Orlando fa impazzire il web

Migliaia di persone ammassate in edifici e capannoni spesso fatiscenti, fiumi di alcol e droghe di tutti i tipi. Due estati fa a Valentano, nel viterbese, la festa illegale durò per giorni. Il bilancio fu di un morto, un ragazzo di 24 anni ritrovato senza vita nell’acqua del lago di Mezzano, e 300mila euro di danni sul terreno di proprietà di un imprenditore agricolo della zona. All’epoca i sindacati di polizia invocarono l’introduzione di una norma specifica per punire partecipanti e organizzatori di rave party abusivi. Ora che una legge c’è, però, l’opposizione grida allo scandalo.

C’è chi l’ha definita “legge manganello”, chi ha parlato di legge liberticida e chi, come Giuseppe Conte (sì, lo stesso dei Dpcm e degli inseguimenti con i droni) ha evocato addirittura lo “Stato di Polizia”. Tra i più combattivi c’è l’ex ministro Andrea Orlando, che in una serie di tweet si scaglia a più riprese contro il provvedimento varato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Punta il dito contro le pene (reclusione da tre a sei anni e multa fino a 10mila euro), ritenute “spropositate”. Poi avverte: “Potrebbe non valere solo per i rave”. Fa il paragone tra l’ultima festa abusiva andata in scena a Modena e il raduno organizzato dai nostalgici del duce a Predappio per i cento anni della Marcia su Roma. Non ha dubbi: “Il secondo è di gran lunga più inquietante”.

Fino a qui, tutto bene. Ma ad attirare l’attenzione è l’ultimo capitolo dell’invettiva. Quello in cui l’ex Guardasigilli segnala l’ennesima “peculiarità” della norma anti-rave. Orlando spiega: “Se organizzi il raduno su un fondo tuo pur essendo contro la pubblica incolumità, ordine pubblico etc etc, il reato non è applicabile”. Gli studenti di Giurisprudenza leggono e strabuzzano gli occhi: i reati tutt’al più si commettono o si configurano, mica si applicano. Uno scivolone imperdonabile, soprattutto se arriva da uno che è passato per i vertici del ministero di via Arenula. “Il mio professore di penale ti avrebbe tirato dietro il libretto dandoti del somaro”, scrive un follower. “Che ministro della giustizia, parla di applicazione del reato, non della sua fattispecie! Torni a giugno e porti di nuovo tutto il programma”, si legge ancora tra i commenti. “Il reato non è applicabile… ma hai studiato legge negli ovetti Kinder?”, si domanda un altro utente.

E pure il concetto espresso dall’ex ministro scatena un fiume di ironia. Se il reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica introdotto con l’articolo 434 bis del Codice penale presuppone, appunto l’occupazione di terreni altrui, va da sé che non sia applicabile nel caso in cui un evento è organizzato con il consenso del proprietario della location. Ma allo stesso tempo, se ad essere organizzata con il benestare del padrone di casa fosse una maxi festa a base di alcol, droga e violenza, lo Stato avrebbe comunque tutti gli strumenti per perseguire gli eventuali reati commessi, come hanno dimostrato anche casi di cronaca recenti. Diversamente, se Orlando stesse facendo riferimento ad un normale party tra amici, fino a prova contraria, se ne possono ospitare tranquillamente quanti se ne vogliono a casa propria, anche con centinaia di invitati, senza che debba occuparsene Piantedosi. È un concetto che dovrebbe ormai essere assimilato e che si può riassumere in due parole: “proprietà privata”.

Insomma, l’obiezione di Orlando è fondata essenzialmente sul nulla. E sono in decine a farglielo notare: “Se circolano sostanze stupefacenti e se poi ci scappa pure il morto si può applicare ben altro direttamente anche al proprietario del fondo”. “A casa mia posso organizzare le feste. E comunque non si applica quel reato, ma altri sì, come disturbo della quiete se la musica è troppo alta, spaccio se gira droga”, leggiamo scorrendo tra le centinaia di risposte, tutte polemiche. “Se organizzi un evento su un fondo tuo devi comunque chiedere tutti i permessi compreso quello oneroso della sicurezza. Ma dove vivete? Avete mai organizzato un evento in vita vostra?”, commenta Sara. “Sarà forse perché se organizzo qualcosa di illegale su una mia proprietà ne rispondo in ogni caso? Se metto su una bisca clandestina, il fatto che si tratti di casa mia mi solleva da ogni responsabilità? Lo chiedo all’ex Ministro per la Giustizia…”, proseguono le annotazioni. Un’altra persona osserva che “se si organizza sulle proprie proprietà un rave non ci sono problemi, considerato che in caso di spaccio di droga, incidenti e morti se ne diventa responsabili”. “Quindi – è la conclusione – se vuole mettere a disposizione per un rave un suo bene, libero di farlo con tutte le conseguenze del caso”.

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