Il racconto del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa: “Affronto anche le bombe pur di salvare i bambini”

Alla nunziatura apostolica di Kiev esercitazioni anti bombardamento per non essere colti di sorpresa in caso di un attacco russo. Il nunzio apostolico, mons. Visvaldas Koulbokas, sospende improvvisamente la conversazione. «Come nunziatura – spiega in un’intervista all’Adnkronos – facciamo esercitazioni per non trovarci impreparati, per non essere colti di sorpresa in caso di bombardamenti».

Il nunzio in questo momento è particolarmente impegnato nel portare aiuti umanitari. Situazione particolarmente critica è quella degli orfanotrofi dove ci sono bambini piccolissimi che da giorni sono senza riscaldamento e senza luce. Ora è arrivato anche l’inviato speciale del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere pontificio, che darà una mano al nunzio. «È un momento significativo avere un inviato speciale del Papa – dice –; moralmente e psicologicamente mi dà più forza. Colpisce quando veniamo a conoscenza di bambini rimasti negli orfanotrofi senza riscaldamento e al buio. Sono bimbi da un mese fino a cinque anni di età. E proprio ieri c’è stato il caso di un orfanotrofio, a Borzel, che stava da tre giorni senza riscaldamento e senza luce e l’Ucraina non riusciva ad accordarsi con la Russia sui corridoi umanitari perché a volte quando si tenta di recuperare qualcuno non vengono rispettati. Volevano garanzie certe».

«Quando ho raccontato questa cosa a Krajewski, lui mi ha detto: “La prossima volta se si va a rilento con una soluzione vengo io. Anche se bombardano anche se rischio tutto, ma i bambini vanno portati in salvo”. È una persona molto determinata e risoluta. Questo è un esempio concreto di quel che ha detto il Papa domenica all’Angelus e cioè che farà tutto il possibile per la pace».

Quella evacuazione, racconta il nunzio a Kiev, alla fine è andata a buon fine. «Una evacuazione – tiene a precisare il nunzio a a Kiev – che non la abbiamo realizzato solo noi. Noi ci eravamo attivati con la segreteria di stato del Vaticano che si è attivata con l’ambasciata Russia, in questo caso la soluzione si è trovata insieme».

Monsignor Koulbokas pensa a quel che può fare la Chiesa in questo momento: «Noi come chiesa come possiamo fermare la guerra? Insistendo sugli aspetti umanitari. Fa piangere pensare a bambini di pochi mesi, orfani, che stanno senza luce e riscaldamento per giorni». Ora il nunzio apostolico è in contatto con una associazione dei diritti dei bambini che sta coordinando l’evacuazione di altri bimbi abbandonati negli orfanotrofi. «Appena avrò informazioni precise – spiega – le passerò alla segreteria di Stato del Vaticano per avere corridoi umanitari per loro. Ci sono altri orfanotrofi in altre località da evacuare. Per molto bambini non c’è più possibilità di rifornirli e non si sa se avranno assistenza quindi conviene evacuarli in luoghi più sicuri. La solidarietà è totale in Ucraina, non siamo in prima linea ma nel nostro piccolo diamo aiuti umanitari».

Nel pomeriggio c’è stato un momento ecumenico di preghiera per la pace. «Un momento – dice mons. Koulbokas – non solo simbolico, insieme al Consiglio Panucraino delle chiese. È stata fatta una preghiera interconfessionale ed è stato un momento di grande umiltà e coraggio al tempo stesso. Più che accusare qualcuno – anche se l’esercito russo invade il Paese – prima di tutto guardiamo alle nostre colpe, anche a quelle morali. In preghiera abbiamo chiesto perdono per le colpe di tutta la società».

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