Il punto fermo di Crosetto: “L’Italia è molto rispettata in Medio Oriente, la Meloni può essere perno del dialogo”

Nelle ore più buie nei rapporti tra Israele e Palestina, con una vittima italiana innocente rimasta sul terreno nell’attentato di Tel Aviv, il ministro della Difesa Guido Crosetto prova a tracciare un percorso di pacificazione che veda l’Italia al centro del dialogo. “Giorgia Meloni, con la sua leadership, può e deve essere un perno per il dialogo in Israele, così come in Libano e in Egitto. L’Italia può contribuire alla stabilizzazione di quell’area, perché gode di ‘rispetto e attenzione’, come mi ha assicurato il governo libanese. E lo stesso ho percepito in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi, in Egitto. Meloni ha la possibilità di accollarsi questa sfida che è fondamentale, anche in chiave europea”, dice Crosetto in un’intervista a La Stampa, appena rientrato dal Libano dove ha visitato il nostro contingente inquadrato nella missione Unifil e all’indomani della morte di Alessandro Parini in un attentato a Tel Aviv.

Crede che Israele stia perdendo la sua funzione di equilibrio nell’area?, è una domanda che gli viene rivolta sulla Stampa. “In Israele c’è una conflittualità esterna che è cresciuta molto nell’ultimo periodo, a cui si è affiancato uno scontro politico interno molto violento – ammette Crosetto – Sono chiaramente tutti elementi di instabilità che ci preoccupano”. Che alla domanda se sarebbe opportuno un passo indietro da parte del governo sulla riforma della giustizia replica: “Non mi intrometto nelle scelte politiche di un altro Paese. Quello che posso dire è che spero diminuisca al più presto la tensione politica. Abbiamo bisogno che Israele, la cui legittimità ad esistere come Stato è piena ed incontrovertibile, possa affrontare il tema dei rapporti con i palestinesi nel modo più sereno possibile. Se ha due fronti aperti, interno ed esterno, il problema è maggiore e le difficoltà aumentano”.

La morte di Perini a tel Aviv genera forti timori per le crescenti tensioni dentro Israele e ai suoi confini. «L’allerta è molto alta», ammette il ministro della Difesa Guido Crosetto, appena rientrato da una missione in Libano dove ha fatto visita al contingente italiano e incontrato il governo libanese. «Durante il mio viaggio – racconta – ho vissuto in diretta il blocco, di terra ed aria, ordinato dall’Onu, e i nostri militari costretti a chiudersi nei bunker, mentre da Israele partivano razzi sugli appostamenti palestinesi che si trovano in territorio libanese, in risposta agli attacchi ricevuti. È qualcosa che non accadeva, in questa misura, da molti anni». La preoccupazione, dunque, «è doppia», sottolinea Crosetto, «intanto per l’incolumità dei nostri militari, di cui ogni giorno sento in modo pressante la responsabilità, ma anche perché ogni ferita che si apre nel mondo, in questo momento, è più difficile da rimarginare. E dobbiamo capire che queste ferite provocano effetti negativi anche sull’Italia».  E aggiunge: «In Israele c’è una conflittualità esterna che è cresciuta molto nell’ultimo periodo, a cui si è affiancato uno scontro politico interno molto violento. Sono chiaramente tutti elementi di instabilità che ci preoccupano».

L’instabilità genera instabilità. Chi ha interesse a creare il caos, in questo momento, ha interesse che questo caos si crei in Siria, Libano, Egitto, Tunisia, Libia. Stavolta non vedo però lo zampino della Russia. Credo piuttosto sia in atto un rimescolamento degli equilibri in Medio Oriente e che sia difficile avere una sola chiave di lettura. È anche vero che il mondo di oggi è in ogni sua parte collegato. La crisi del grano ucraino, ad esempio, è diventata uno dei grandi fattori di instabilità in un Libano messo in ginocchio da crisi economica ed inflazione”, dice ancora il ministro della Difesa.

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