Il Punto di Lollobrigida sui Migranti: “L’Italia continuerà a salvare vite, non possiamo accogliere tutti. Serve contenere”

Migranti, in un’intervista al Corriere della sera il ministro Lollobrigida ribadisce la linea di governo: quella di una declinazione dell’accoglienza mirata a un controllo dei flussi legato a una «forte azione di contenimento» che proceda di pari passo con il lavoro che il presidente del Consiglio Meloni e i ministri dell’esecutivo hanno cominciato a imbastire dal momento dopo l’insediamento a Palazzo Chigi, in Paesi del Nord Africa, in India, in Medio Oriente. Missioni all’estero che, precisa Lollobrigida, «servono proprio a ristabilire da protagonisti rapporti andati perduti nel tempo». E sottolinea: «Il punto è che siamo entrati in una fase storica nuova in cui si è chiusa l’era delle certezze. Dalla tranquillità che certe cose non fossero in discussione – la libertà, i diritti, la sicurezza di un Paese – siamo passati a una in cui, anche a causa della guerra, tutto va riscritto».

Un esempio: «Si pensi agli approvvigionamenti. Davamo per scontato che i nostri bisogni primari – alimentari, energetici – potessero essere delegati a Paesi più poveri con costi più bassi. Non abbiamo fatto sistema come Europa. Sono stati assenti anche gli Usa. E abbiamo lasciato nelle mani di Paesi instabili le nostre necessità, così ora ne paghiamo il prezzo. Noi da europeisti dicevamo che questa Europa andava cambiata. Ora lo dicono tutti». Quindi, entrando nel merito, il ministro aggiunge: «Ora vanno ricostruite le filiere – a partire da quelle energetiche e alimentari – non subendo la situazione esterna. Ma dirigendola. Per avere la possibilità di scegliere cosa mangiare, come vivere, ma anche di aiutare i Paesi più poveri a produrre, e a loro volta entrare nelle filiere in modo da crescere, per non esportare solo masse di disperati qui e farsi sfruttare politicamente ed economicamente da Paesi come Cina e Russia che, in Africa e non solo, stanno penetrando da tempo».

Venendo al concreto di soccorsi e sbarchi, quindi, Lollobrigida sull’accoglienza dei migranti sgombera il campo da polemiche strumentali e false accuse. E nel fare chiarezza sul punto, prima precisa: «Guardi, è legittimo il tentativo di dare una visione del governo diviso e litigioso, peccato che non sia vera. È stato scritto perfino che io volevo sostituire Piantedosi… Follia. La verità è che ogni decisione è unanime, che non ci sono forze xenofobe nel governo e che si ragiona tutti insieme per arrivare alla soluzione migliore possibile». Quindi, in un passaggio dirimente, puntualizza: «Come sempre abbiamo fatto, e ce ne dà atto anche l’Europa oggi con la commissaria Johansson, continueremo a fare di tutto per salvare vite. E ad accogliere chi fugge dalla guerre con l’asilo politico. Ma nei numeri di chi arriva, questi sono l’8-10%. Gli altri vengono per motivazioni pur comprensibili. Ma non è possibile accoglierli tutti».

Pertanto, prosegue il ministro, «serve una forte azione di contenimento. E assieme dobbiamo in tempi brevi siglare patti di collaborazione con più Paesi di provenienza dei migranti perché lì, sul posto, possano fomarsi ai lavori che qui sono richiesti. Lavori che non sono affatto poco dignitosi, come alcuni percettori di Reddito di cittadinanza fanno credere, rifiutandoli. Io come ministro sono fiero della nuova norma contro il caporalato che punisce chi sfrutta i lavoratori, quasi sempre immigrati, a volte trattandoli da schiavi. Vogliamo cittadini integrati, non di serie B». E nel merito spiega: «Pensiamo a decreti di durata di tre anni – anche per evitare il caos dei click-day – per far arrivare personale già formato e con conoscenze basilari della nostra lingua in modo che possano integrarsi subito».

Ma, conclude Lollobrigida, «è impossibile accogliere tutti e non avverrebbe in modo dignitoso. Una parte finirebbe per forza nelle mani della criminalità: non è un caso se gli stranieri sul nostro territorio sono circa l’8,5% e nelle nostre carceri sono invece oltre il 31%. Quindi, vanno aiutati i Paesi d’origine a trasformare le loro economie in loco. È il grande piano Mattei a cui pensiamo, ed è l’impegno che tutta l’Europa deve assumersi».

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