Il punto di Buttafuoco: “Meloni ce la farà, lei punta a un bipolarismo senza inciuci. E non è ricattabile”

Ce la farà, in barba alle Cassandre e ai processi sommari che provengono da un’opposizione fiacca e senza timoniere. Pietrangelo Buttafuoco, in una intervista a tutta pagina sul Giornale, conferma il suo giudizio positivo e incoraggiante su Giorgia Meloni. Per il giornalista e scrittore siciliano il premier rappresenta “il passaggio ultimo, una cosa completamente nuova, la rivalsa epocale della maggioranza silenziosa sulla minoranza egemone. La consacrazione attraverso il potere del successo del popolare Giovannino Guareschi sull’elitario Alberto Moravia”.

La metafora è intrigante e rende bene l’idea. A differenza di Berlusconi, che pure rappresentò per la prima volta la maggioranza silenziosa, la leader di Fratelli d’Italia non ha bisogno di edulcorare il messaggio per “non spaventare il pollaio”. Lei punta a un bipolarismo senza compromessi – spiega Buttafuoco – senza bisogno di farsi concavi e convessi. E poi Giorgia non è condizionata dal conflitto d’interesse. Non è ricattabile.

Il Cavaliere soffre ma non la ostacola. “Non c’è nessun pregiudizio ideologico da parte del leader azzurro”, dice lo scrittore con un passato giovanile nel Msi. “Quanto a quello sessista, lo dicono a sinistra. Dove coltivano un’ermeneutica a singhiozzo rispetto al Cavaliere”. Anche sull’Ucraina e le parole del leader azzurro su Zelensky Buttafuoco getta acqua sul fuoco. Nessuno scandalo. “Il giorno dopo, se ben ricorda, il presidente americano Biden ha dichiarato ufficialmente che il sostegno a Kiev non può essere eterno. Forse Silvio, da mago della politica estera qual è, vede lontano. E si sta ritagliando un ruolo di mediatore al tavolo della pace, per rappresentare l’Europa con la Merkel e altri statisti dei quali Putin si fida”.

I riflettori si spostano sulle regionali in Lazio e Lombardia. “I partiti del centrodestra hanno la caparbietà di restare distinti e litigiosi, però uniti nella lotta. Ma la loro vera forza è l’elettorato. Come dimostra il caso Moratti. Chi vota centrodestra, appena sente l’odore di sinistra, scappa”. Poi c’è un altro dato. Quasi antropologico. “Il centrodestra è anarchico e individualista”, dice gongolante l’intellettuale raffinato e fuori dal coro. “E riesce a navigare nelle differenze. Ogni testa è un tribunale, il che è il vero antidoto al totalitarismo. La sinistra invece non regge la minima differenza. Ora è in crisi perché si è resa conto di aver dato battaglia alla realtà. E aver perso ma il suo dogmatismo le impedisce di cambiare schema”.

Il governo Meloni avrà vita lunga anche in Europa. “Soprattutto se i popolari riusciranno ad affrancarsi dalla sudditanza psicologica e culturale alla sinistra. Ho notato che, per tenere insieme il Pd, pensatori e quotidiani progressisti spacciano la favola di un’alleanza storica tra Dc e Pci. Però poi quando Repubblica ricostruisce l’albero genealogico dei dem, come ha fatto nei giorni scorsi, li fa risalire, nei vari passaggi, al simbolo del Pci e scorda quello della Dc. E tutti zitti, a confermare la subalternità dei moderati verso i massimalisti”.

Il primo governo di destra-centro della storia durerà. “Anche se i problemi non mancheranno. Ma nessuno nel centrodestra rinuncerà mai alla soddisfazione di vedere la faccia di quelli che pensavano che il potere fosse cosa loro e adesso sono fuori”. Ma durerà anche per la bassa qualità dell’opposizione. “Costretta ad attaccarsi a Sanremo o a Cospito per mettere in difficoltà il governo

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