Il Premier Meloni: “Porterò l’Italia nella Terza Repubblica. La collaborazione con Bonaccini? Un dovere istituzionale”

«Abbiamo preso un impegno chiaro con il popolo italiano e intendiamo rispettarlo: chi vince le elezioni deve poter governare per cinque anni, avere gli strumenti per farlo con velocità ed efficienza, e alla fine rimettersi al giudizio del popolo. Senza ribaltoni, senza inciuci di Palazzo, senza giochi di poltrone. Far entrare l’Italia nella Terza Repubblica è un obiettivo a portata di mano». Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’intervista a 360 gradi al Messaggero.

«Per noi gli obiettivi irrinunciabili sono due: la stabilità dei governi e delle legislature, e il rispetto del voto dei cittadini nelle urne. Su questi due obiettivi abbiamo avviato un’interlocuzione con le forze di opposizione per capire su quale modello, e ce ne sono tanti, possa essere raggiunta la più ampia convergenza», sottolinea inoltre Meloni nell’intervista rilasciata a Massimo Martinelli. «È un confronto che certamente proseguirà, siamo solo all’inizio ed è ancora presto per dire quale sarà la proposta che formalizzerà il governo, ma sono molto ottimista», aggiunge il capo del governo

Davanti all’alluvione «il Governo ha dato una risposta immediata» prosegue Meloni ripercorrendo le misure messe in campo finora: «Siamo consapevoli che non è sufficiente, e siamo già al lavoro per le misure sulla ricostruzione. Nessuno ha la bacchetta magica», tuttavia «ci sono interventi che non possono essere più rimandati o bloccati dalla burocrazia o da un certo ecologismo ideologizzato». Rispetto alla collaborazione con Bonaccini, il premier ribadisce: «I partiti sono una cosa, le istituzioni un’altra. Dunque è un dovere collaborare per risolvere i problemi dei cittadini. Non c’è niente di eccezionale in quello che stiamo facendo con il presidente Bonaccini e mi stupisce che qualcuno possa pensare il contrario».

A proposito della tanto sollecitata nomina del commissario alla ricostruzione, Meloni chiarisce: «Quando arriverà il tempo della ricostruzione ci occuperemo di chi sarà il commissario. Vedremo le funzioni, valuteremo le competenza e sceglieremo il profilo più adatto.

Non mancano chiarimenti sul Pnrr. «Il nostro piano è il più grande d’Europa, e una sua revisione richiede una verifica attenta per scongiurare il rischio di fare in fretta e male. La scadenza per proporre modifiche è il 31 agosto 2023 e Fitto sta lavorando con la Commissione Europea e le singole Amministrazioni per assicurare la piena attuazione degli interventi. Siamo nei tempi». A tal proposito la Meloni ricorda un dato: «Lo dimostra il fatto che a oggi solo 5 Stati hanno presentato la proposta di revisione del Piano con l’integrazione del RePower. Faremo tutto quello che c’è da fare per far arrivare queste risorse a terra, in modo utile ed efficiente».

Sul fronte della politica estera, Meloni precisa che rispetto al rinnovo del memorandum con la Cina sulla ‘Nuova Via della Seta’ «è ancora presto per dire quale sarà l’esito della nostra valutazione, che è molto delicata e tocca interessi plurimi». Meloni ricorda nell’intervista al Messaggero che «in ogni caso l’Italia è l’unico membro del G7 ad aver sottoscritto il memorandum di adesione, ma non è lo Stato europeo e occidentale che ha maggiori relazioni economiche e interscambi commerciali con la Cina. Questo significa che si possono avere buone relazioni, anche in ambiti importanti, con Pechino senza che necessariamente queste rientrino in un piano strategico complessivo».

Capitolo a parte sull’Ucraina. Il premier ricorda «la Conferenza sulla ricostruzione che abbiamo celebrato a Roma e che ha visto la partecipazione di 600 imprese italiane e 150 ucraine. Vogliamo guardare oltre la guerra e il modo migliore per farlo è immaginare un’Ucraina libera e ricostruita anche dalle imprese italiane». Sul sostegno dell’Italia a Kiev ricorda qualcosa che molti italiani sottovalutano. «Se l’invasione russa non fosse contrastata con fermezza ci aspetterebbe un futuro di caos nel quale la forza del diritto verrebbe sostituita dal diritto del più forte. E questo non conviene all’Europa e non conviene all’Italia. Per questo aiutare l’Ucraina ad avere un futuro di pace e libertà è anche nel nostro interesse».

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