Il Premier Meloni a giorni in Tunisia: “gestione migranti e aiuto per sbloccare i fondi del Fmi”

In settimana Giorgia Meloni andrà in visita ufficiale a Tunisi. Un incontro internazionale di importanza geopolitica che, sul fronte della gestione dei flussi che ci vede coinvolti in prima linea, è tra i primi punti dell’agenda del governo. Ebbene, il presidente del Consiglio affronterà di persona la questione, dopo il colloquio telefonico con il presidente Kais Saied avvenuto venerdì sera. Ma non solo: al centro del summit tra i due leader in calendario nei prossimi giorni, ci saranno anche le relazioni bilaterali nel settore energetico e degli investimenti. E, soprattutto, il sostegno che l’Italia continua ad assicurare alla Tunisia nei negoziati con il Fondo Monetario Internazionale e nella gestione dei flussi migratori.

Un incontro, quello con i vertici del Paese maghrebino, a cui ha fatto da importante precedente il summit a tre avvenuto dieci giorni fa ad Hiroshima a margine dei lavori del G7. Un vertice con la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha confermato al presidente Kais Saied che se c’è un Paese oggi disposto a fornire sostegno alla Tunisia, questo è l’Italia. E allora, focus sui migranti e negoziati tra Tunisia e Fondo monetario internazionale per il maxi-prestito da 1,9 miliardi di dollari da erogare al Paese per evitare il collasso economico. Una trattativa tutta da definire. Sia sul piano economico. Che su quello geopolitico.

Una strada impervia, quella da percorrere alla ricerca di una strategia utile e condivisa con Saied che, come ricorda oggi Il Tempo in una disamina sulla imminente visita del premier in Tunisia, «ha fatto sapere che, a proposito delle riforme proposte dal Fmi come garanzia per l’erogazione del denaro, di non essere disposto a cedere a diktat esterni. Rilanciando la sua proposta per risanare le finanze del Paese: «Tassa sul patrimonio» e «tasse supplementari» a coloro che «beneficiano di compensazioni fiscali» per ottenere il denaro necessario alle finanze pubbliche. Dunque, senza dover ricorre al prestito del Fondo monetario internazionale. Ma la Tunisia è al collasso dal punto di vista economico: per questo ad ottobre l’Fmi aveva dato un primo accordo a un prestito da 1,9 miliardi di dollari. Solo che il via libera definitivo non è mai arrivato.

Questo il nodo da sciogliere per Giorgia Meloni e per il governo di cui è alla guida. Un esecutivo e un premier che lavorano a un approccio pragmatico affinché almeno una prima tranche del prestito venga erogato alla Tunisia in attesa delle riforme. E con l’obiettivo di affrontare oltre al default del Paese nordafricano, le cause della migrazione irregolare che ci investono in prima linea. Individuando le modalità più opportune per porre fine alla crisi umanitaria che ne consegue. Un nodo nevralgico su cui, nei giorni scorsi al G7 di Hiroshima il premier, sul Paese maghrebino alle prese con una situazione difficile, ha sottolineato «una fragilità politica evidente. E un rischio di default finanziario dietro l’angolo. Abbiamo una trattativa fra il Fmi e la Tunisia di fatto bloccata».

E ancora. «C’è una certa rigidità del Fmi di fronte al fatto che non si sono ottenute dal Presidente Saied tutte le garanzie che sarebbero necessarie». Concludendo: «È comprensibile da un lato. Ma dall’altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative? Credo che l’approccio debba essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse». Un interrogativo importante, a cui la prossima visita in Tunisia cercherà di dare una risposta.

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