Giorgia Meloni non le manda a dire. Intervenendo al comizio di chiusura della campagna elettorale in Emilia Romagna, in un collegamento il premier con parole chiare replica al sindaco di Bologna che dopo gli scontri di sabato scorso ha parlato di “300 camice nere” inviate dal governo in città: “Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco Lepore dice, allora non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po’ di coerenza sindaco, un po’ di coerenza”.
E ancora: “Il Pd dice che non ho il coraggio di venire a Bologna, l’altra settimana diceva che non avevo il coraggio di incontrare i sindacati. Io – riprende la premier – ho il coraggio di fare tutto quello che faccio perché posso dare conto delle mie posizioni”.
Poi risponde anche sul tema alluvione: “Dicono che da Roma non è arrivato un euro per l’alluvione, ma è falso. Abbiamo stanziato 6,5 miliardi. I soldi ci sono e vanno spesi velocemente”. Insomma le accuse della sinistra fanno acqua da tutte le parte. E l’impressione, come sottolinea anche il centrodestra, è che con l’avvicinarsi del voto possa crescere la paura di un clamoroso flop da parte della sinistra. Da qui l’esigenza di alzare i toni e di attaccare a testa bassa i moderati.