Il Premier Draghi mette in chiaro il suo ruolo politico: “Sono premier per l’emergenza. Al mio posto deve andare chi è stato eletto dagli italiani”

«Ci siamo telefonati con il presidente Putin prima dell’inizio della guerra: ci siamo lasciati con l’intesa che ci saremmo risentiti». Lo dice il premier Mario Draghi,in un’intervista al Corriere della Sera. «Alcune settimane dopo però – racconta il presidente del Consiglio – Putin ha lanciato l’offensiva. Ho provato fino alla fine a parlargli». Draghi svela quindi di essere rimasto in contatto con il presidente russo Vladimir Putin fino a qualche giorno prima della strage di Bucha.

Il premier racconta che nell’ultima telefonata «gli ho detto che lo chiamavo per parlare di pace. Gli ho chiesto: ‘Quando vi vedete con Zelensky? Solo voi due potete sciogliere i nodi». Mi ha risposto: «I tempi non sono maturi». Ho insistito: «Decidete un cessate il fuoco’. Ancora ‘No: i tempi non sono maturi’. Dopo di che mi ha spiegato tutto sul pagamento del gas in rubli, che allora non era ancora stato introdotto. Ci siamo salutati con l’impegno di risentirci entro pochi giorni. Poi è arrivato l’orrore di Bucha. Comincio a pensare che abbiano ragione coloro che dicono: è inutile che gli parliate, si perde solo tempo».

Sulla voce insistente che Draghi non ne possa più, sia stanco delle liti nella maggioranza e possa dire addio, il diretto interessato risponde: «Non sono stanco e non ho alcuna intenzione del genere. Ho però l’intenzione di governare, affrontare le emergenze secondo il mandato che il presidente della Repubblica mi ha dato lo scorso febbraio. Questo è decisivo. Non bisogna governare per il potere fine a sé stesso. Tra l’altro, chi lo fa perde potere. Bisogna governare per fare le cose che servono all’Italia». Mi sembra che lei abbia stabilito un buon rapporto con la leader dell’opposizione Giorgia Meloni, soprattutto nella vicenda della guerra? «Un rapporto rispettoso, consapevole che in alcuni passaggi fondamentali l’opposizione si è schierata con il resto del Parlamento. Allo stesso tempo, sono anche consapevole delle diversità che ci sono e della franchezza che è necessaria sempre. La franchezza fa parte del rispetto».

Dall’emergenza del Covid-19 alla guerra. Il momento più difficile di questi quindici mesi? «L’inizio – risponde il premier Draghi – La situazione alla fine di febbraio dello scorso anno era davvero preoccupante. Mi sosteneva la consapevolezza che se non fosse stato così non ci sarebbe stato di un governo di unità nazionale, guidato da un primo ministro esterno alla politica. Ma questo posto è per una persona scelta dagli italiani. Bisognerebbe che i presidenti del Consiglio fossero tutti eletti. Queste sono situazioni d’emergenza, è bene essere consapevoli che sono situazioni particolari».

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