Il pm archivia il procedimento contro Delmastro, ma il gip vuole il processo a tutti i costi, anche senza prove

La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (nel tondo) finito sotto inchiesta per rivelazione di segreto, ma il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta dei colleghi.

Significa che, dopo l’udienza fissata a luglio, in cui sentirà i difensori di Delmastro e gli stessi pm, il giudice potrebbe confermare l’archiviazione, ma anche ordinare nuove indagini oppure l’imputazione coatta del sottosegretario. Cioè, potrebbe chiedere di mandarlo a giudizio. «Ho sempre avuto fiducia. Sono rasserenato dalla richiesta della Procura», commenta Delmastro, che rivela di aver avuto «un’ischemia fortunatamente presa in tempo», a seguito di «un periodo di tensione».

Delmastro è stato indagato dopo un esposto del verde Angelo Bonelli. Tutto era nato a seguito di un intervento alla Camera del deputato di Fdi Giovanni Donzelli, il 31 gennaio scorso, in cui aveva citato alcuni dialoghi, intercettati dagli agenti di polizia penitenziaria, tra Cospito e due esponenti della criminalità organizzata al 41 bis. Conversazioni contenute in una relazione del Dap a cui Delmastro aveva avuto accesso dopo averne fatto richiesta, e rivelate poi al collega di partito Donzelli (non indagato). Da qui l’indagine dei pm capitolini, per verificare se quegli atti fossero coperti da segreto e se Delmastro lo avesse violato passandoli al deputato. Un’accusa che era stata respinta con decisione dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che aveva più volte «scagionato» il suo sottosegretario, sostenendo che quella relazione non sia segretata né classificata, ma solo a «limitata divulgazione».

I pm però, pur avendo chiesto l’archiviazione, la pensano diversamente dal ministro, e lo precisano. In un comunicato la Procura spiega che si «riconosce l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo», ma che si chiede di archiviare per «l’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale». Cioè per i magistrati il segreto c’era, era un segreto di natura amministrativa, e sarebbe stato violato da Delmastro. Ma non con dolo. Il sottosegretario, insomma, avrebbe rivelato quegli atti a Donzelli interpretando male la norma, senza sapere di violarla. Un errore scusabile perché siamo nel campo del diritto amministrativo e non penale. Da qui la richiesta di archiviazione, che invece il gip non ha per ora accolto.

Mancato accoglimento che potrebbe preludere a un ulteriore capitolo giudiziario, una mina sul terreno dell’esecutivo Meloni. L’opposizione infatti già cannoneggia: «La Procura conferma la sua totale inadeguatezza allo svolgimento dei compiti affidatigli – attacca il Pd – Delmastro è sottosegretario alla Giustizia non conosce la legge, oppure la conosce ma non è consapevole dell’uso che può farne». Ma la linea difensiva del sottosegretario resta quella che su quegli atti non ci sia il segreto. «Chiunque mischi, nel bene o nel male, politica con processo penale, compie un errore – spiega lui – L’unica cosa certa è che io ho operato secondo coscienza e correttamente. Ognuno ha fatto la sua partita, io sono convinto delle posizioni assunte. Certo, politicamente, io ho risposto a un collega che mi aveva posto delle domande. Ritengo, per ora, con documenti non secretati».

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